L’Associazione ’Scienza e Vita’ giudica inopportuna e gravemente lesiva della volontà popolare la decisione del Ministro dell’Università e Ricerca, Fabio Mussi, di ritirare, in sede europea, il sostegno italiano alla proposta di una dichiarazione etica sulla ricerca sulle cellule staminali.
Ieri il Governo ha revocato la precedente decisione novembre 2005 che aveva determinato il blocco del Progetto di impiegare denaro comunitario per l’uso distruttivo di embrioni umani nella ricerca scientifica.
“Chiediamo -è l’unanime parere dei membri dell’Associazione- che la dichiarazione venga con urgenza rimossa. Le ragioni scientifiche, etiche e giuridiche di tale richiesta sono riassumibili come segue. 1. Dal punto di vista scientifico non è superfluo ricordare ancora una volta l’identità umana dell’embrione umano sin dalla fecondazione. Si rinvia, in proposito, ai ripetuti pareri del Comitato Nazionale di Bioetica italiano emanati il 22/6/1996 sullo statuto dell’embrione, il 11/4/2003 sull’uso di cellule staminali e embrionali e il 18/11/2005 sulla adottabilità degli embrioni residui a seguito di procreazione artificiale. In coerenza con i documenti del Comitato, l’articolo 1 della Legge 40/2005 riconosce al concepito il carattere di soggetto titolare di diritti, e più recentemente l’articolo 4 della Legge 23/2/2006 n.78 ha riconosciuto la presenza di un corpo umano fin dal concepimento.
2. La sperimentazione distruttiva sull’embrione umano è eticamente intollerabile perchè contrasta insuperabilmente con il rispetto della dignità umana.
La Convenzione di Oviedo(documento Ue) stabilisce che gli interessi della scienza e della società non debbono mai prevalere su quelli dell’essere umano. Ciò, invece, accade quando l’embrione è trasformato in materiale da esperimenti.
3. Dal punto di vista giuridico: i Fondi Europei provengono anche da stati membri il cui ordinamento non consente la sperimentazione embrionale, giudicata lesiva di un diritto umano fondamentale.
I presidenti di ‘Scienza e Vita’, il genetista Bruno Dallapiccola e la bioeticista Maria Luisa Di Pietro, aggiungono: “una decisione così grave avrebbe meritato la preventiva valutazione del Consiglio dei Ministri. Sarebbe stato quanto mai opportuno anche un preliminare ed esauriente dibattito in Parlamento”.
Anche il Forum delle associazioni familiari commenta negativamente la scelta, in sede Ue, del ministro Mussi, e chiede al Governo di sapere se si tratta di una scelta condivisa o di una inopinata ed infelice iniziativa personale.