La quinta ed ultima giornata della Settimana Internazionale della riconciliazione si aperta con la conferenza di S. Ecc. Mons. Gianfranco Girotti OFM Conv, reggente della penitenzeria apostolica sul tema “Il Sacramento della Riconciliazione: prospettiva ecclesiologica – la situazione di oggi”. Mons. Girotti ha subito precisato che «per svolgere bene e fedelmente il suo ministero, ogni confessore, con uno studio assiduo, sotto la guida del magistero della Chiesa e soprattutto con la preghiera, deve procurarsi la scienza e la prudenza necessaria a questo scopo». Al Sacramento della Penitenza appartengono essenzialmente due aspetti: da una parte quello sacramentale, cioè «il mandato del Signore, che va al di là del potere proprio dei discepoli, ed anche della comunità dei discepoli della Chiesa»; dall’altra «l’incarico della decisione, che deve essere fondata oggettivamente, quindi deve essere giusta ed in questo senso ha carattere giudiziale». Appartiene così al Sacramento stesso «la ‘iurisdictio’, che esige un ordinamento giuridico da parte della Chiesa, ma naturalmente deve essere sempre orientata all’essenza del Sacramento, alla volontà salvifica di Dio». E’ del tutto indubitabile che «nella Chiesa d’oggi la posizione del Sacramento della Penitenza non è delle migliori né sul piano della pratica, né sul piano della comprensione». Non sono mancati tentativi e sforzi da parte di più Conferenze Episcopali che «hanno tentato soluzioni, raccomandando soprattutto una moltiplicazione delle forme della penitenza» Ai nostri giorni questo Sacramento, così fondamentale per la salute e la santificazione delle anime, «appare investito da preoccupante crisi». Il calo delle confessioni oggi si fa drasticamente evidente soprattutto in quelle regioni del mondo occidentale ove, il processo di secolarizzazione va sempre più sviluppandosi. «Di fronte alla situazione di disagio e di crisi del Sacramento della penitenza i sacerdoti si devono impegnare in una certa catechesi dottrinale e liturgica e in una prassi pastorale», che portino ad integrare in una visione cristiana unitaria i valori personali, umani e religiosi, con i quali il battezzato deve continuamente confrontarsi per poterli vivere con consapevolezza. Nell’esercizio del ministero della Riconciliazione, i sacerdoti devono cercare di «svolgere la loro missione di padri, consiglieri, “giudici” e animatori, in sintonia con la dottrina del magistero ecclesiastico, procurandosi la scienza necessaria a questo scopo e procedendo con prudenza, discrezione, pazienza, discernimento e bontà».
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