In seguito al caso, avvenuto all’ospedale fiorentino Careggi, della morte di un bimbo nato vivo dopo l’aborto terapeutico, l’associazione Scienza & Vita chiede ad addetti ai lavori ed opinione pubblica maggiore rispetto per la vita nascente.
“L’orrore è servito: la cronaca non ci risparmia più nulla, scuotendo gli animi più sensibili.
Innanzitutto -secondo l’Associazione- va preso atto che la scienza medica ha già reso possibile la sopravvivenza del feto a partire dalla ventiduesima settimana. Tutto ciò comporta una coscienza più allertata sia nella classe medica sia nei futuri genitori. In ogni caso la legge chiarisce senza possibilità di equivoco che ‘il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto’.
Una seconda drammatica considerazione merita la scorciatoia del consenso informato(prassi dell’ospedale San Camillo di Roma) che, se nello specifico mette al sicuro la classe medica da eventuali rivalse, nei fatti la deresponsabilizza. Un trend questo -denuncia Scienza & Vita– sempre più seguito per ricondurre tutto alla volontà esclusiva del malato o, in caso di aborto, del genitore. Infine non bisogna sottovalutare che anche in Italia si va diffondendo la diffusione di diagnosi prenatali che, abbinate all’aborto impropriamente definito terapeutico, pongono le premesse per scelte eugenetiche.
Fermare questa spirale perversa è questione di civiltà”.