26 gennaio
Timoteo e Tito sono stati i più grandi collaboratori di San Paolo il quale li ha cresciuti facendoli diventare degli importanti punti di riferimento per le comunità cristiane, per l’umanità stessa. Non erano israeliti e quindi non appartenevano al popolo eletto. Entrambi hanno segnato la svolta ad un problema che perseverava nella Chiesa di allora e cioè se i pagani potevano essere battezzati senza la circoncisione e se si poteva entrare a far parte della Chiesa cristiana senza passare dalla Sinagoga.
La questione venne affrontata dagli Apostoli, a Gerusalemme, verso l’anno 50, e San Paolo, per quanto israelita, sostenne le ragioni dei pagani convertiti.

Timoteo era figlio di una donna israelita e di un padre pagano. La mamma per rispetto del marito non fece circoncidere il figlio ma quando San Paolo giunse a Listra, in Asia Minore, suo paese natale, convertì la madre di Timoteo e, lei, fece battezzare il figlio. Incontratolo dopo alcuni anni, San Paolo, contrariamente ai suoi principi, consiglia a Timoteo la circoncisione perché voleva fare di lui un missionario presso gli Ebrei.
Timoteo, insieme a Tito, divenne compagno di viaggio di San Paolo.
Tito era figlio di una famiglia greca pagana e, convertito da San Paolo in uno dei suoi viaggi, entrò a far parte della Chiesa di Antiochia. Quattordici anni dopo, Paolo lo portò con sé a Gerusalemme, proprio nel momento più difficile della controversia che riguardava il battesimo dei pagani. L’Apostolo delle Genti si oppose alla circoncisione di Tito divenendo, così, il simbolo vivente del valore universale del Cristianesimo.
Quando si reca a Gerusalemme per l’incontro con gli apostoli, Paolo porta con sé Timoteo il circonciso, che incarnava gli uomini della legge, insieme con Tito l’incirconciso, che incarnava, invece, gli uomini della fede. Nei suoi due collaboratori egli riunisce simbolicamente gli uomini della legge e gli uomini dalle genti.
Con loro, l’Apostolo ha potuto sostenere che la vera fede in Dio non era nella circoncisione come credevano gli ebrei, ma era nella buona coscienza tramutata in opere di carità.
Timoteo e Tito furono i messaggeri delle lettere di San Paolo alle varie comunità cristiane. Due lettere molto importanti furono indirizzate a Timoteo stesso e un’altra a Tito. Queste lettere sono le uniche della Scrittura indirizzate con annotazioni personali e ricche di trasporto verso coloro i quali, attingendo la forza dalla grazia della presenza di Cristo Gesù, sono stati suoi discepoli fedeli nel servizio. Entrambi divennero vescovi: Tito di Gòrtina, Creta e Timoteo di Efeso.
Secondo Benedetto XVI, Timoteo e Tito «ci insegnano a servire il Vangelo con generosità e a essere i primi nelle opere buone».