07 febbraio
Nicolette Boëllet nasce a Corbie il 13 gennaio del 1381 dopo che i suoi anziani genitori, Robert e Marguerite, invocano, per lungo tempo, San Nicola per il dono di un figlio. Il suo nome fu il segno di riconoscenza verso San Nicola di Bari. Sarà conosciuta col diminutivo Colette e riformerà l’Ordine delle Clarisse del XV secolo.
Il lavoro del padre, mastro falegname presso i benedettini, le permise di conoscere da vicino il loro mondo del quale la affascinò, in particolare, la celebrazione liturgica. In una mattina infatti, all’età di sette anni, all’insaputa dei genitori partecipò al mattutino cantato di notte dai benedettini.
Verso i diciotto anni rimase orfana ma, il padre, la lasciò come tutore all’abate di Corbie. Molti erano i giovani che la corteggiavano ma lei, che si consacrò giovane al Signore, Gli chiese di nascondere la sua bellezza e, dopo pochi istanti, il bel colorito del suo viso diventò pallore. Si sentì dedita a Dio e ai poveri. Iniziò, così, a frequentare delle beghine, il monastero benedettino e poi le clarisse di Moncel presso le quali divenne conversa per poco tempo.
Colette, però, avvertiva una profonda insoddisfazione spirituale e su consiglio del padre Francescano osservante Pinet, decise di indossare l’abito francescano del Terz’Ordine e di vivere in un reclusorio presso la chiesa di Santo Stefano a Corbie.
Per circa quattro anni la sua vita era dedita alla preghiera; dalla sua piccola finestra poteva elargire consigli a quanti si accostavano a lei. Nella sua reclusione Dio si fece presente con segni tangibili: San Francesco e Santa Chiara le manifestarono il desiderio di riforma dell’Ordine ma lei, credendo fossero un’illusione del demonio, non ascoltò. Dio, allora, le inviò nuovi segni: le tolse l’uso della vista e della parola. Ai segni divini non rimase più indifferente.
Colette venne interpellata come riformatrice dinanzi al dilagare della corruzione della vita religiosa. Fu il periodo del grande scisma d’Occidente, una divisione che portò ad uno scontro tra papi e antipapi per il controllo del soglio pontificio. Con l’aiuto di padre Enrico di Baume, il 14 ottobre del 1406 a Nizza, venne presentata a Benedetto XIII. Il Papa le conferì l’abito di Santa Chiara e il velo e la nominò badessa di tutti quei monasteri che avrebbe fondato e riformato. Santa Colette incontrò non poche difficoltà e gli stessi concittadini erano stanchi dei suoi continui cambiamenti. Il suo confessore la fece ospitare, prima, nel castello di suo fratello e poi le fu messo a disposizione il monastero delle Clarisse di Besançon dove erano rimaste solo due monache.

Nelle Costituzioni di Colette, che vennero approvate da papa Pio II nel 1458, ci fu il desiderio di conformarsi al pensiero di San Francesco e di ritornare alla regola di Santa Chiara. Porterà le sue religiose ad una pratica fervente della povertà rinunciando a proprietà e rendite e vivendo solo di elemosina. Insisterà sulla uguaglianza e concordia tra le sorelle compresa la badessa e accettava anche donne senza dote. Rese più rigida la clausura, l’obbedienza e i minuti dell’osservanza regolare. Le comunità riformate presero il nome di “clarisse colettine”. Poneva importanza alla celebrazione corale come i benedettini. Spesso meditava sulla Passione e profondo era il suo amore per l’Eucaristia. Nel 1538 le Costituzioni di Santa Coletta vennero assunte dalle Cappuccine. La sua vita era, spesso, favorita da interventi divini: visioni, estasi, profezie. Compì molti miracoli ma, umilmente, affermò: «Sola la fede fa il miracolo; io sono solo uno strumento nelle mani di Dio». Veniva accolta con fervore durante i suoi numerosi spostamenti, cercava di trasmettere la sua austerità di vita alle castellane che la accoglievano. Quando possibile, si confessava tutti i giorni e nelle sue comunità introdusse la pratica delle tre Ave Maria alla fine di ogni Ufficio Liturgico. La pratica era uno scudo contro la triplice concupiscenza, cioè il triplice desiderio rivolto alla carne, agli occhi e alla superbia della vita. Intervenne anche per l’unità della Chiesa cercando di far abdicare l’antipapa Felice V: ci riuscirà con la sua morte avvenuta a Gand il 6 marzo del 1447. Aveva sessantatrè anni.
Dopo la sua morte, sul suo volto ritornerà il colorito che aveva da ragazza. Secondo il suo desiderio venne sepolta senza sudario e senza bara nella nuda terra nel cimitero di Gand. Nel 1783 le reliquie vennero traslate a Poligny, il suo convento prediletto.
Venne beatificata nel 1623 e canonizzata da papa Pio VII nel 1807.