19 gennaio
Mario morì martire con la moglie Marta e i figli Abaco e Audiface a Roma, dove giunsero per venerare le reliquie dei martiri, come, all’epoca, solevano fare i primi cristiani. È probabile che i quattro facessero parte di un gruppo più che di una famiglia, perché, nelle “passio” leggendarie dei primi secoli, c’era la tendenza a considerare i gruppi di martiri di una stessa località come gruppi familiari.
Alcuni Martirologi collocano questa venuta intorno al 268-270 quando ancora non c’erano le persecuzioni contro i cristiani. L’edizione più recente del “Martyrologium Romanum” pone come data del loro martirio il IV secolo quando, con gli editti di persecuzione di Diocleziano, vennero decapitati molti cristiani e Mario, insieme alla famiglia, aiutò il prete Giovanni a dare ai 260 martiri una degna sepoltura sulla Via Salaria. Mario ed i suoi familiari furono scoperti, arrestati e condotti in tribunale. Seguendo le norme degli editti imperiali li interrogarono, invitandoli a fare sacrifici agli dei ma, per aver rifiutato, furono condannati alla decapitazione. Il martirio per Mario e i figli avvenne lungo la Via Cornelia mentre Marta, dopo essere stata torturata, venne uccisa a Ninfa.

La donazione della propria vita per il Vangelo fu esempio per molti. La pia matrona romana Felicita, raccolse i loro corpi seppellendoli in un possedimento agricolo chiamato Buxus, oggi Boccea, sulla Via Cornelia.
Tanta venerazione hanno mostrato i fedeli verso coloro i quali hanno avuto costanza nel confessare la fede in Gesù Cristo. Nel 817, sotto il pontificato di Pasquale I, le loro reliquie vennero tolte dal luogo del loro martirio e furono trasportate nella città di Roma. Parte di esse fu collocata nella Basilica di s. Prassede, un’altra fu collocata nella chiesa di s. Adriano e un’altra parte fu inviata a Eginardo nell’828. Questi, biografo di Carlo Magno, le donò al monastero di Seligenstadt.