4 febbraio
Eufranio Desideri nasce a Leonessa l’8 gennaio del 1556 da Giovanni e Francesca Paolini, una famiglia molto importante. In poco tempo i genitori muoiono ed Eufranio viene accolto dallo zio paterno Battista a Viterbo che gli impartisce un’educazione sia religiosa che culturale. Ammalatosi lo zio, Eufranio ritorna a Leonessa dove incomincia a frequentare il convento dei Cappuccini. Vestirà l’abito nel gennaio del 1572 e cambierà il nome in Giuseppe. A niente servirono i tentativi della famiglia per distoglierlo dalla vita conventuale. Giuseppe, si distinse subito per le pratiche penitenziali.

Divenuto sacerdote, accettò con gioia la nomina a predicatore accarezzando con entusiasmo l’idea di evangelizzare gli infedeli. Di questo se ne parlò, nel 1587, al capitolo Generale: la Santa Sede affidò, in particolare, l’evangelizzazione di Costantinopoli ai Cappuccini. Tra i missionari Giuseppe era stato scelto solo in un secondo momento e solo per sostituire Egidio di Santa Maria che all’ultimo momento non poté più partire. A Costantinopoli Giuseppe curò i tanti prigionieri dei Turchi. Per lui, però, questo non bastava: cercò di penetrare nel palazzo di Murad III per parlargli. Venne arrestato, imprigionato e condannato alla pena del gancio.
Per tre giorni rimase sospeso, con un uncino alla mano destra e uno al piede, ad una trave alta su di un fuoco acceso sopportando anche le derisioni e gli insulti della folla. Dopo venne liberato e espulso.
Rientrato in Italia, si dedicò alla predicazione: riusciva a tenere anche otto prediche in un giorno e in diverse località. Mangiava poco: legumi, pane macerato e dormiva su sassi e paglia. Nella sua comunità divenne superiore locale e segretario provinciale.
A frate Giuseppe, Dio aveva concesso particolari grazie come il dono della scrutazione dei cuori e i miracoli.
A cinquantacinque anni si ritirò nel convento di Amatrice e si ammalò gravemente di tumore. Si tentò l’operazione che fu per lui molto dolorosa. Morì il 4 febbraio del 1612 a cinquantasette anni.
Il suo corpo venne inumato nella chiesa conventuale di Amatrice. Successivamente, nel 1639, fu trasferito alla sua città natale dove, ancora tutt’oggi si venera. Nelle iconografie viene rappresentato sospeso sul patibolo o nell’atto di predicare.
Venne beatificato da Clemente XII nel 1737 e canonizzato da Benedetto XIV il 29 1746.