03 febbraio
Non conosciamo molto della vita di San Biagio. Quello che sappiamo lo dobbiamo all’agiografia di Camillo Tutini che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente.
Fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e venne perseguitato intorno al 316: i Romani lo catturarono , lo picchiarono e lo scorticarono con i pettini che venivano usati per cardare la lana ma, non abiurando alla fede cristiana, venne decapitato. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa.
Oggi il Santo viene soprattutto invocato per i “mal di gola” e, infatti, durante la celebrazione avviene la benedizione delle gole dei fedeli. Questo legame è dovuto ad un avvenimento accaduto nella sua vita: un giorno San Biagio, durante il periodo della sua prigionia, liberò la trachea di un ragazzo da una lisca di pesce.

San Biagio è anche un Santo ausiliatore cioè un Santo che viene invocato per la guarigione di mali particolari. Alla sua figura è legato anche un altro miracolo: la popolazione della città di Salemi stava vivendo un periodo di carestia causata da un’invasione di cavallette che distrusse i raccolti nelle campagne. Il Santo ascoltò le preghiere del popolo e divenne anche il protettore delle messi. Dal 2008 a Salemi viene organizzata una rappresentazione del “miracolo delle cavallette” che si conclude con l’arrivo della statua del Santo alla chiesa dove vengono deposti i doni e benedette le “gole”.
Le reliquie di San Biagio giunsero nella Basilica di Maratea nel 723, all’interno di un’urna. Nel 1963 venne eretta una statua a lui dedicata e si racconta che da essa uscì un liquido giallastro usato per curare i malati e che il vescovo definì la “manna celeste”.
La sua memoria liturgica è il tre febbraio.