“Non c’è bisogno di essere economisti per capire che nei nostri conti, o meglio in quelli dell’Istat, c’è qualcosa che non quadra”.
Paolo Landi, segretario generale Adiconsum, contesta gli ultimi dati dell’istituto centrale di statistica sull’andamento dei prezzi, che “sarebbero rimasti inchiodati al +1,9 per cento annuo, mentre le retribuzioni, sempre secondo l’Istat, sarebbero cresciute del 2,9.
Ma se fossero dati attendibili ci dovremmo trovare di fronte ad un aumento o dei consumi o del risparmio delle famiglie, e invece nessuno dei due casi si sta verificando! A nostro avviso –spiega Landi in una nota- i dati veri sono altri. Non solo siamo di fronte ad un calo dei consumi, ma anche ad un maggiore indebitamento delle famiglie, come confermato dai rilevanti aumenti negli acquisti a credito(+14 per cento)“.
Adiconsum ribadisce la convinzione che l’indice ufficiale dei prezzi rilevi solo una parte degli aumenti subiti dai consumatori, e tra gli aspetti che rendono l’indice non attendibile individua: a)il frequente ribasamento statistico dei prezzi dovuto al continuo ritocco dei prodotti in paniere; b)le polizze Rc auto, il cui costo viene rilevato dall’indice solo per una decima parte rispetto al peso effettivo che hanno nel bilancio delle famiglie; c)gli aumenti negli affitti, calcolati solo per un terzo.