Amnesty International ha rivolto al Governo dell’Iran la richiesta di porre fine all’uso della pena di morte nei confronti dei minorenni all’epoca del reato. L’organizzazione per i diritti umani si riferisce in particolare a due nuove condanne capitali emesse dai tribunali iraniani verso due ragazze che avevano meno di 18 anni al momento del crimine commesso, in violazione degli obblighi di diritto internazionale.
Il 3 gennaio scorso, la 18enne Nazanin è stata condannata a morte per aver ucciso, nel marzo 2005, uno dei tre uomini che avevano tentato di violentare lei e sua nipote in un parco pubblico della città di Karaj. All’epoca dei fatti, l’imputata aveva 17 anni. La sentenza dovrà essere esaminata in secondo grado dalla Corte d’appello.
Un’altra giovane iraniana minorenne all’epoca del reato, Delara, è stata condannata alla pena capitale da un tribunale di Rasht; sebbene si dichiari innocente, qualche giorno fa la Corte suprema ha confermato la sentenza.
In qualità di Stato firmatario del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, l’Iran si è impegnato a non mettere a morte imputati minorenni all’epoca del reato. Nonostante questo, Amnesty ha registrato negli ultimi quindici anni 18 esecuzioni di minori, otto delle quali nel corso del 2005.