
Questa mattina Papa Francesco ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale Angelo Becciu ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
P. Raffaele, al secolo Domenico Petruccelli, nasce il 14 dicembre 1816 a Sant’ Elia, cittadina molisana a qualche chilometro da Campobasso. Viene battezzato il giorno dopo. Il 10 novembre 1834 veste l’abito dei Cappuccini nel noviziato di Morcone e prende il nome di fra Raffaele. Un anno dopo la vestizione, nello stesso convento emette i voti di castità, povertà ed obbedienza e si consacra definitivamente al Signore.

Dal 1836 al 1840 prosegue il suo itinerario formativo nei conventi di
Agnone (1836),
Serracapriola (1837),
Bovino (1838) e
Larino (1839). Il 29 marzo 1840 a
Larino, viene ordinato sacerdote. Nel 1852 torna a
Morcone con l’incarico di vice-maestro dei novizi, dopo una lunga permanenza nel convento di
Torremaggiore (1843).
Nel 1857 giunge a Campobasso ed inizia a prestare il suo ministero presso la chiesa della Madonna della Libera. È il momento di una particolare intensità della sua vita religiosa ed eucaristica, del crescente richiamo di fedeli devoti ed ammirati dall’umiltà e dalla semplicità schiva di questo frate; in questi anni cominciano le prime manifestazioni di fatti straordinari: alcuni confratelli lo vedono elevarsi in estasi, parlare con la Vergine “a voce alta e con confidenza di figlio”.
Nel 1865 torna al convento del suo paese natale e qui rimarrà per circa venti anni. Per tutti padre Raffaele è il “monaco santo“. Sono anni duri, per le conseguenze della legge di soppressione del 7 luglio 1866 che mira alla confisca del patrimonio ecclesiastico.
A Padre Raffaele viene concesso di rimanere in convento, unico caso della provincia monastica. Nel 1866 viene trasferito a Morcone, dove ricopre l’incarico di padre spirituale dei novizi. Il 18 settembre 1900, accolto da una incredibile devozione popolare, torna a Sant’Elia a Pianisi in umiltà. Dalla metà di dicembre, data l’età, non è più in grado di celebrare la Santa Messa. La sera dell’Epifania del 6 gennaio 1901, era sereno e nulla faceva presagire la sua fine che giunse, inaspettata dagli altri, ma tanto attesa e desiderata dal santo religioso tra le 20,30 e le 22,00 proprio a conclusione di quel giorno festivo.
I funerali furono un trionfo: la salma del Monaco Santo fu portata in processione per tutto il paese, prima di essere accompagnato al cimitero, dove rimase insepolta per altri quattro giorni.
Padre Pio da Pietrelcina e Padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi
Un vincolo spirituale legava queste due anime piene di amore di Dio. Ogni volta che si parlava con Padre Pio del “Monaco Santo“, le sue erano sempre parole di elogio.
Padre Pio non conobbe Padre Raffaele ma sentì sempre parlare della fama di questo frate cappuccino fedele che lo precedeva per i conventi della provincia religiosa, spargendo ovunque il buon odore di Cristo.
“O anima candida ed eletta di Padre Raffaele, io non sono stato degno di far parte di coloro che ti hanno conosciuto nel tuo pellegrinaggio della vita presente, ma ringrazio Iddio che mi ti ha fatto conoscere al profumo delle tue virtù. La tua vita mi rapisce la mente ed il cuore, e piaccia a Dio di poterti, anche in minima parte, di poterti imitare. Ora tu che godi la visione di Dio prega per me e per la Provincia Monastica, affinché lo spirito tuo e quello del Serafico Padre risplenda sempre più nei singoli suoi figli“.
E’ stato questo l’elogio del Padre Pio che scrisse di suo pugno il 5 aprile 1956 ad un gruppo di figli spirituali che da Sant’Elia raggiunsero San Giovanni Rotondo e chiesero un pensiero per il “monaco Santo” da apporre sul registro dei visitatori della celletta dove dimorò nel convento molisano.