Si è concluso da pochi giorni a Lubiana, in Slovenia, l’incontro “Ferma la violenza sui bambini – Interventi ora”, incentrato sul tema della violenza a cui quotidianamente sono sottoposti migliaia di bambini in Europa e Asia centrale.
Promosso dall’Unicef in collaborazione con l’OMS, l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani e il Consiglio d’Europa, l’incontro è stato organizzato nell’ambito di una serie di conferenze a livello mondiale che contribuiranno a realizzare uno studio del Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, riguardante la violenza sui minori.
Durante l’incontro di Lubiana, a cui è intervenuto il professor Paulo Sérgio Pinheiro coordinatore dello studio, sono emersi dati preoccupanti: la casa non risulta essere il luogo più sicuro per un bambino, infatti il maggior numero di violenze avviene tra le mura domestiche.
Purtroppo il problema “violenza e minori” risulta essere una realtà troppo sottovalutata e poco conosciuta, i dati a disposizione e le indagini realizzate non sono in grado di fornire un quadro esauriente della situazione. Per far fronte a questa mancanza il Governo Sloveno ha commissionato un’indagine sulla violenza domestica il cui scopo è fornire delle basi per concretizzare una politica di prevenzione.
I primi dati della ricerca rivelano che tra gli adulti intervistati:
solo il 56% informerebbe “sicuramente” la polizia se sapesse di vicini di casa che picchiano frequentemente i propri bambini
solo il 49% informerebbe “sicuramente” la polizia se parenti stretti abusassero psicologicamente dei loro bambini
il 73% dichiara di aver avuto un’esperienza personale di violenza familiare durante l’infanzia
il 33% conosceva una o più famiglie dove schiaffeggiare i figli è il modo normale di insegnare loro la disciplina
il 56% conosceva una o più famiglie dove urlare contro i bambini costituiva la norma
A livello regionale, i pochi dati a disposizione parlano da soli:
Il rischio di omicidio è circa 3 volte maggiore per i bambini con meno di un anno, rispetto a quelli di età compresa tra il primo e il quarto anno di vita; tale fascia d’età, a sua volta, corre il medesimo rischio in proporzioni due volte maggiori rispetto alla fascia d’età tra i 5 e i 14 anni.
In Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Kirghizistan e Moldavia non vi sono divieti espliciti contro le punizioni corporali all’interno degli istituti.
Le violenze commesse da bande di giovani sono aumentate vertiginosamente nell’Europa orientale. Nella Federazione russa il tasso di omicidi tra i giovani d’età compresa tra i 10 e i 24 anni è cresciuto d’oltre il 150% dalla caduta del comunismo.
A conclusione della conferenza e alla luce di questi dati è stato sottolineato con forza che è “responsabilità di ogni singolo individuo di denunciare le violenze contro i bambini”.