Maria Luisa Spaziani, una delle più importanti voci della poesia italiana del ‘900 e presidente del Centro Internazionale Eugenio Montale di Roma. Gli incontri e gli avvenimenti importanti della sua vita l’hanno infatti resa quella che appare oggi: una donna forte, viva, appassionata della vita e della poesia. La poesia stessa è per lei vita che oltrepassa la morte, è energia, memoria, più vita della vita stessa.
Vi presentiamo uno stralcio dell’intervista in cui la prof.ssa Spaziani ci ha raccontato come ha conosciuto Padre Pio da Pietrelcina. Profondamente colpita dal frate stimmatizzato, la prof.ssa Spaziani gli ha dedicato una poesia intitolata “UN UOMO”.
“La storia è piuttosto complessa – ha raccontato – mia madre che non aveva nessun rapporto con la religione è guarita da una forma di enfisema polmonare che le impediva di parlare e di camminare quando ha fatto un sogno su un frate che stava nel sud Italia e di cui non ricordava il nome siamo riusciti a scoprire che era Padre Pio e le aveva detto vienimi a trovare con la tua famiglia. Siamo partiti da Milano per andare a Foggia e chi mi ha accompagnato alla stazione è stato proprio Eugenio Montale ed io gli ho detto:“Perché non vieni anche tu, andiamo a conoscere questo frate!”. Lui era molto molto incerto, purtroppo per impegni di lavoro al Corriere della Sera ha rinunciato a conoscere Padre Pio. Sarebbe stato meraviglioso poter raccontare l’incontro di Padre Pio e Montale. Abbiamo dormito in una specie di locanda del Medioevo, senza luce, non c’era quasi niente da mangiare solo verdure cotte, ed alle quattro del mattino sveglia generale per andare a piedi a due km di distanza a sentire la Messa di Padre Pio ed è stata per me qualcosa di indimenticabile, io non ero preparata, non sapevo quasi niente di Padre Pio, del suo carisma, non ero particolarmente religiosa, ma la sua messa che è durata quasi due ore mi ha fatto un’impressione sconvolgente, in quanto che, quando una persona è profondamente immersa in quello che fa e ci crede e lo fa bene è uno spettacolo umano straordinario.Quindi la profonda convinzione,la sofferenza, le stimmate che aveva visibilissime, io ero a non più di uno due metri da lui in un banco laterale, eravamo al massimo trenta persone e ad anni di distanza ho scritto una poesia intitolata “Un Uomo”: