Una consigliera del Comune di Venezia ha proposto di togliere la dicitura “padre” e “madre” dai moduli per l’iscrizione agli asili nido e alle scuole dell’infanzia, sostituendola con quelle di “genitore 1” e “genitore 2”, con l’intento di non discriminare altre forme di coppie.
La proposta è stata subito stigmatizzata dal Sindaco e dal Patriarca della città lagunare mons. Francesco Moraglia. La proposta ha incontrato invece l’apprezzamento della ministra per l’Integrazione Cècile Kyenge, in visita alla mostra del Cinema di Venezia, che ha affermato: «Mi sono sempre battuta per le pari opportunità. Se questa è una proposta che le rafforza, mi trova d’accordo». In una nota l’A.Ge, associazione costituita da genitori, cioè mamme e papà “che sono molto orgogliosi di esserlo”, non condividendo una simile idea ribadisce che non si tratta di una priorità nella tutela dei diritti di tutti. “Ci pare una proposta fuori dalla realtà – scrivono dall’A.Ge – e prima di ogni fondamento, che anzi viene a negare ad ogni bambino il diritto di chiamare mamma e papà i propri genitori. Ci spiace, inoltre, che questa assurda proposta venga anche avvalorata da un Ministro dell’attuale Governo. Un Governo che non ha espresso, come più volte abbiamo ribadito, nemmeno un ministero o una delega ad hoc per la famiglia. Se davvero, e speriamo che ciò non accada mai, dovesse passare questa linea politica si verrebbe a creare una discriminazione al contrario, cioè nei confronti di quanti credono nel matrimonio fra uomo e donna, così come sancito dalla nostra carta costituzionale, e che vogliono continuare ad essere chiamati dai propri figli col nome che essi stessi hanno usato prima di loro: mamma e papà, non “genitore 1” e “genitore 2”. D’altro canto, sottolineano dall’Associazione, le prime parole che un bimbo impara sono proprio “mamma” e “papà”; un fatto di natura che non può essere cambiato per legge. “Veramente i nostri politici non finiscono di sorprenderci. Siamo in una situazione delicatissima per non dire drammatica, versiamo in una situazione economica precaria, con milioni di giovani senza lavoro, centinaia di migliaia di padri e madri di famiglia disoccupati o in cassa integrazione, centinaia di industrie che chiudono. I venti di guerra soffiano nel Medio Oriente e qualcuno pensa bene di fare proposte di dubbia utilità, di giocare con le parole, convinti di dare un contributo di peso al nostro Paese?”