
Ad Alba, nel cuore delle Langhe, c’è un’osteria sociale che dà lavoro a ragazzi con disabilità
Antonello ha gli occhi azzurri ed è abile a fare i caffè. Antonio ha un sorriso sincero ed è bravo in cucina. Da un anno, entrambi fanno parte della squadra che lavora nell’osteria “Magna Neta”, ad Alba, in località San Cassiano, nel cuore delle Laghe piemontesi. Una realtà che fa inserimento lavorativo di ragazzi con disabilità.
Don Gianfranco Marengo, all’epoca parroco di San Cassiano, intuì le potenzialità del centro sportivo e lo affidò al consorzio “Sinergie sociali”, che lo prese in gestione con l’ASD “Liberamente sportivi”. Le due realtà non si limitarono a gestire unicamente i servizi sportivi, ma puntarono più in alto e decisero così di realizzare la prima osteria sociale del territorio.
Il progetto “Magna Neta” è nato nel 2013, ed è diventato concreto nel 2017. Rappresenta il cuore del centro sportivo e ricreativo San Cassiano, dal nome dell’omonima località albese.
Quotidianamente c’è un vivace viavai di persone. C’è chi s’intrattiene al bar a bere un caffè o prendere un aperitivo mentre scambia qualche battuta con il barista. E poi ci sono gli assidui frequentatori del centro sportivo. Signori di mezza età, in tenuta ginnica e racchette, che approfittano del tempo libero che regala loro la pensione per fare una partita a tennis. «Giusto per non perdere l’abitudine. Ci piace venire qui». Dicono sorridendo.
«Fare qualcosa che sia all’altezza della situazione in un territorio dedito all’enogastronomia è per noi una scommessa». Dice, con una punta di orgoglio, Gian Piero Porcheddu presidente della Cooperativa Astrolavoro che sostiene il progetto dell’osteria. Una scommessa sostenuta e finanziata da tre fondazioni bancarie «a dimostrazione che si tratta di un progetto molto valido. Consapevoli che l’inserimento lavorativo raggiunge il suo obiettivo quando riesce a coinvolgere tutte le persone e non solo alcune».
L’inserimento lavorativo non è immediato. Prima c’è un periodo di tirocinio in cui vengono sperimentate le capacità dei ragazzi. Successivamente se il tirocinio è stato positivo e quindi il ragazzo si è integrato, ha sviluppato conoscenze e capacità per avere un ruolo attivo all’interno dell’impianto, si formalizza la posizione con un contratto di lavoro e la conseguente retribuzione economica.
Lorenzo Cane è il presidente dell’ASD “Liberamente sportivi”. Dalle prime parole è chiaro il suo pensiero: si è buttato a capofitto in questo progetto e guai a chiamarlo avventura. Non rende l’idea di ciò che il centro e l’osteria rappresentano: un luogo in cui i ragazzi possono mettere alla prova le loro potenzialità senza essere valutati per quello che non sono in grado di fare.
«Attualmente la squadra di lavoro è composta da sette persone, tutte con diversi tipi di collocazione. Dallo stage al tirocinio, dal contratto di lavoro al volontariato. Da parte nostra c’è l’impegno a far sì che tutte possano, in futuro, avere un vero contratto di lavoro».
È quasi ora di pranzo all’osteria Magna Neta. Mentre Antonello, aiutato dalla collega Alice, scrive i piatti del giorno sulla lavagna, Antonio è impegnato ad apparecchiare i tavoli, sistemando con precisione piatti, bicchieri e posate. I primi clienti iniziano ad arrivare. Alcuni si accomodano all’aperto, altri preferiscono la sala all’interno. I ragazzi arrivano ai tavoli per prendere le ordinazioni dei clienti.
Assuntina è una frequentatrice assidua dell’osteria. Entrando va subito incontro ad Antonio, lo abbraccia e gli chiede come stanno i genitori e la nonna, che abita in Puglia. Antonio, con un sorriso rassicurante, le risponde: “Bene, stanno tutti bene”.
«Mi piace molto venire qui – racconta Assuntina. Sia per una veloce pausa pranzo che insieme alla mia famiglia per occasioni importanti. È una bella realtà. La cucina è curata, la pulizia pure. Ma quello ci fa tornare sempre con molto piacere è vedere i ragazzi a lavoro. Il loro impegno e la loro dedizione sono una grande lezione di vita per noi».
Arriva anche il papà di Antonio. Ha fatto un giro in bicicletta e si è fermato al bar del “Magna Neta” per bere una birra e salutare il figlio. Da qualche anno lavora in uno stabilimento di Alba. È originario di Foggia e si è trasferito in Piemonte insieme a tutta la famiglia. Ed è orgoglioso che il figlio Antonio si sia inserito al “Magna Neta”, dove ha trovato una seconda famiglia. «Per me lavorare qui è molto importante. Sono felice – gli fa eco Antonio.
«Avere la possibilità di integrarsi in un contesto lavorativo è fondamentale». Spiega l’educatore Andrea Casetta. «Per socializzare, per acquisire autonomia, per avere la possibilità di partecipare alla palestra della vita quotidiana».
Perché l’Osteria “Magna Neta è una storia possibile? «Perché ciascuno dei ragazzi ha delle qualità speciali – risponde Lorenzo – che, viste con il giusto paio di occhiali, si possono riconoscere e valorizzare. Ognuno di essi dà un contributo anche personale al progetto e vogliamo che il nostro sogno diventi una realtà concreta. E credo che le basi per riuscirci ci siano tutte».
«Le osterie sociali che fanno inserimento di ragazzi disabili o svantaggiati, si stanno diffondendo in Italia – aggiunge il presidente Porcheddu – e se non proviamo a metterci in gioco nelle difficoltà o nei progetti che sembrano più grandi di noi, il nostro essere cooperativa viene meno. Perché le scommesse non vanno fatte solo quando sei sicuro di vincerle ma anche quando c’è la possibilità di perderle».