Omelia Fr. Maurizio Placentino Giovedì Santo 2025: L’Amore fino alla fine, l’amore che non si arrende
La Messa del Giovedì Santo apre solennemente il Triduo Pasquale. In questa liturgia che la Chiesa ricorda l’istituzione dell’Eucaristia e il comandamento nuovo dell’amore, attraverso il gesto straordinario della lavanda dei piedi. A San Giovanni Rotondo, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, il 17 aprile 2025, ha presieduto la Messa in Coena Domini, Fr. Maurizio Placentino, Consigliere Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
“Li amò sino alla fine”: le parole chiave dell’intero Triduo
«Li amò sino alla fine»: sono queste le parole con cui inizia il Vangelo della lavanda dei piedi secondo Giovanni. Parole semplici, eppure decisive. Fr. Maurizio sottolinea come esse siano la chiave interpretativa dell’intero Triduo. Non sono solo un’introduzione narrativa, ma una dichiarazione d’intenti. Il Cristo che si prepara a vivere la Passione, non rinuncia ad amare, anzi ama proprio in quel momento “fino alla fine”. Nel cuore dell’omelia, emerge la tensione tra l’amore di Gesù e il tradimento imminente di Giuda. È curioso – osserva Fr. Maurizio – che Gesù parli di amore eterno proprio mentre Giuda si prepara a tradirlo. È qui che risplende la vera natura della missione di Cristo: obbedire al Padre, anche quando significa amare chi lo rinnega.
Il gesto profondo della lavanda dei piedi
Fr. Maurizio paragona il gesto della lavanda dei piedi a un “disegno” con cui Gesù spiega il suo amore, quasi a dire: “Adesso ti faccio capire davvero”. Lavare i piedi non è solo un gesto umile, ma è una dimostrazione concreta del suo abbassamento, della sua incarnazione, del suo voler toccare l’umanità più sporca e fragile per purificarla. Gesù si toglie le vesti: è un atto che simboleggia il totale spogliarsi di sé. È preludio del suo sacrificio, dell’offerta della vita. Quel gesto, apparentemente semplice, anticipa la croce. Gesù non si limita a un atto rituale. Si china, si sporca le mani per lavare i piedi dei suoi discepoli, anche di Giuda. Questo dettaglio rivela la profondità dell’amore di Dio che si coinvolge pienamente nella nostra umanità ferita. Il momento in cui Gesù porge il boccone a Giuda, pur conoscendo il suo tradimento, è il culmine del dramma. È un gesto che nell’antica tradizione ebraica riservava all’amico più caro. Con esso, Gesù offre ancora una possibilità. Non condanna, ma mette in guardia, con dolcezza, con verità. La lavanda dei piedi nella liturgia non è solo rievocazione. Fr. Maurizio ricorda che essa è un mandato, un compito: “Mandatum”. Non è un semplice rito, ma un simbolo potente. I giovani scout presenti non ricevono solo un segno, ma una chiamata: amare come Gesù ha amato. L’amore di Dio non costruisce ponti sopra i nostri fallimenti, ma tunnel che li attraversano. Così afferma Fr. Maurizio. Il Signore non aggira le nostre ferite, le abita. E mentre noi tradiamo, Lui continua ad amare.
La Chiesa come continuazione della missione di Cristo
“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi”. La missione della Chiesa non è dottrinale, ma esperienziale. È l’amore il veicolo dell’evangelizzazione. Questo amore deve essere il linguaggio della comunità cristiana oggi. Il Giovedì Santo è anche il giorno in cui si consacrano gli oli santi. Ma soprattutto è la sera dell’Eucaristia. È lì che l’amore di Cristo si rinnova, si rende presente, diventa pane spezzato per noi. Fr. Maurizio conclude con una messaggio di speranza: Gesù non smette mai di amare, anche quando siamo lontani. Il suo amore eterno e profondo ci raggiunge, ci trasforma, ci salva.
Riproduzione riservata