Alle ore 11:00 di questa mattina nella splendida cornice della cappella Sistina, Papa Leone XIV celebrato la sua prima messa con il collegio cardinalizio.
Le prime parole a braccio
Papa Leone ha cominciato l’omelia parlando, a braccio, rivolgendosi ai “fratelli cardinali” che lo hanno chiamato “al ministero di Pietro a portare la croce e ad essere benedetto con questa missione”.
La sfida della Missione nei contesti ostili
“Oggi – ha detto il Papa – non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere” . Ambienti in cui “non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito“. Sono proprio questi “luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco“.
Chiamati a testimoniare la Fede come ci ha insegnato Papa Francesco
“Gesù, – ha continuato Papa Leone – pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto. Questo è il mondo che ci è affidato, nel quale, come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Cristo Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Poi, in prima persona il Papa, “come Successore di Pietro”, ha richiamato la sua “missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma, chiamata a presiedere nella carità la Chiesa universale” ed ha ricordato le parole di Sant’Ignazio di Antiochia, martire a Roma: “Sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo”. Parole – ha continuato il Pontefice – “che richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato“. Ha poi concluso: “Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa”.