Era il 14 agosto 1910
Il 14 agosto di ogni anno Pietrelcina, ricorda l’anniversario della prima messa del cappuccino stimmatizzato conosciuto in tutto il mondo come Padre Pio. Ordinato sacerdote a Benevento il 10 agosto 1910, il giovane cappuccino nel suo paese dopo quattro giorni “cantò” la prima messa, come si diceva allora. I pucinari accompagnarono in chiesa, in corteo, il novello sacerdote.
Fu una grande festa per tutto il paese. C’è chi si sedette un’ora prima per essere certo di trovare posto. E chi arrivò al canto d’ingresso non trovandone neppure in piedi. Quel giorno padre Pio che saliva per la prima volta sull’altare del suo paese era come Mosè che saliva il Sinai per un incontro unico e tutto particolare con Dio.
Non tutti, però, rimasero fino alla benedizione finale. Perché quella Messa durò quasi due ore. E non per l’omelia, tenuta da padre Agostino da San Marco in Lamis, giunto appositamente per l’amicizia che lo legava a padre Pio e con il mandato di rappresentare il Ministro Provinciale. Padre Agostino durante l’omelia lo elogia sottolineando «la missione del sacerdote (pulpito, altare, confessionale)» e facendo accenno alla sua salute, il predicatore, augurò al festeggiato «di essere un grande confessore».
Durante la celebrazione tutti si accorsero di qualcosa di speciale: al momento in cui il sacerdote chiedeva al Signore di ricordarsi dei defunti e dei vivi sembrava che il tempo si era fermato. Il novello sacerdote, splendido nei paramenti bianco e oro, finiti di ricamare nella stessa mattinata, a quel punto della Celebrazione si fermò. Non diceva più nulla. Sembrava essere assorto in preghiera. Con la meraviglia di tutti riprese dopo quasi un’ora come se fossero passati solo pochi istanti. I pietrelcinesi rimasti fino alla fine pensano che sia stata un’eccezione. Che per la prima Messa avesse tanti benefattori da raccomandare al buon Dio. Invece, anche alla seconda e poi alla terza Messa, la scena si ripeteva tale e quale. Tutte le sue Messe sono straordinariamente lunghe. E quando si sparse la voce in paese, non andò più nessuno. Non potevano rimanere ore e ore in chiesa con lui perché dovevano andare tutti a lavorare, chi in campagna, chi in casa.
Mamma Peppa quel giorno, al termine della Messa, nella nuova casa di via Santa Maria degli Angeli, una grande festa “come uno che si sposa, come in quei tempi si usava”. A tavola c’erano i Raffiuoli, con l’uovo, biscotti, fiori e riso. Una specialità di Pietrelcina preparata per i matrimoni per festeggiare la coppia che andava a formare la nuova famiglia pietrelcinese. E poiché il sacerdozio ha una dimensione sponsale: cioè significa immedesimarsi con il cuore di Cristo Sposo, che dà la vita per la Chiesa sua sposa, la mamma di Padre Pio pur non sapendo nulla di teologia pensò bene di preparare questi biscotti anche per il proprio figlio che era diventato lo sposo più felice della Chiesa, sposa di Cristo.
Ai presenti viene distribuita un’immaginetta-ricordo, su cui ha voluto imprimere, nero su bianco, sintetizzato in poche parole, un ambizioso, impegnativo, arduo, proposito: «…Con Te io sia pel mondo Via Verità Vita e per Te Sacerdote santo Vittima perfetta».
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