Con la catechesi odierna, il Santo Padre ha chiuso il ciclo sulla preghiera, iniziato nell’udienza del 6 maggio 2020 con la definizione “La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria”. Nei 26 appuntamenti del mercoledì dedicati al tema, il Papa ha insegnato a pregare attraversando lode, liturgia, Catechismo, personaggi biblici, Salmi, a partire dalle domande e dalle vicende della vita quotidiana.

“La preghiera nasce nel segreto di noi stessi, in quel luogo interiore che spesso gli autori spirituali chiamano cuore”. A pregare in noi non è qualcosa di periferico, ma il mistero più intimo di noi stessi. Nel cuore dell’uomo c’è una voce che esce spontanea, che s’interroga sul senso del nostro cammino quaggiù, soprattutto quando ci troviamo nel buio: “Gesù, abbi pietà di me! Gesù, abbi pietà di me!” sottolinea Francesco. E’ l’intero creato che invoca e supplica con la creatura, perché il mistero della misericordia trovi il suo compimento.

L’ultima catechesi il Papa l’ha dedicata allo Spirito Santo, spiegando che primo compito dei cristiani è mantenere vivo quel fuoco segreto che Gesù ha portato sulla terra, cioè l’amore di Dio. E se non abbiamo voglia di pregare, o preghiamo, come pappagalli, con la bocca, ma con il cuore lontano, è il momento di dire allo Spirito: ‘Vieni, vieni Spirito Santo, riscalda il mio cuore. Vieni e insegnami a pregare, insegnami a guardare il padre, a guardare il Figlio. Insegnami com’è la strada della fede. Insegnami come amare e soprattutto insegnami ad avere un atteggiamento di speranza’. Chiamare lo Spirito continuamente, raccomanda il Santo Padre, perché sia presente nelle nostre vite.
