Sarà presentato a Venezia, durante la Mostra Internazionale del Cinema, il film-documentario “Bimbi neri, notti bianche” di Giobbe Covatta, prodotto insieme ad Amref (Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca).
Da anni testimonial dell’Amref, Giobbe Covatta nel suo film, denuncia la condizione di migliaia di bambini nel Nord dell’Uganda, costretti a scappare dai loro villaggi per sfuggire ad un destino da “bambini soldato”.
I “bimbi neri” del titolo sono quelli di etnia Acholi, che per sfuggire ai guerriglieri del visionario Joseph Kony, sono costretti a lasciare le loro case, approfittando del buio della notte. I soldati di Kony entrano nei villaggi, saccheggiando e bruciando case, rapinano le famiglie e violentano le donne, ma sopratutto rapiscono tutti i bambini tra i 5 e i 15 anni. I piccoli ugandesi, condotti in campi di addestramento in Sudan,vengono addestrati a diventare soldati. Infatti ad oggi l’esercito di ribelli di Kony è composto all’80% di bambini e adolescenti.
Le “notti bianche” sono, di conseguenza, quelle che i bambini trascorrono per abbandonare le loro famiglie e raggiungere rifugi più sicuri ma lontani anche più di 10 chilometri.
«Si parla di circa 30 e 40 mila pendolari della notte che ogni sera invadono paesi come Gulu, Lira, o Kitgum– ha detto Pietro Del Soldà, dell’ufficio comunicazione di Amref e ospite di Radio Padre Pio – i bambini passano la notte nelle parrocchie, nelle scuole, sotto le verande dei negozi o semplicemente dove capita. Mettono le loro stuoie per terra e dormono gli uni vicini agli altri, i più piccoli stretti a quelli più grandi, e prima di dormire, a mò di ninna nanna, cantano in coro per farsi coraggio. E ogni mattina, all’alba, tornano indietro».
Nel film Giobbe Covatta, nei panni di un dj ambulante, racconta la storia vera di tre fratellini Acholi: Maria, Pasquale e Jean Paul.
«Le notizie più recenti provenienti dal Nord Uganda – ha concluso Del Soldà confermano che negli ultimi mesi l’epicentro della violenza si è spostato dal distretto di Gulu a quello di Kitgum e Pader e per questo motivo Amref ha deciso di seguire la crisi, intensificando la propria presenza in queste regioni».