Riflessione di Fr. Pasquale Cianci nella notte del Giovedì Santo 2025: Il Cuore Trafitto di Cristo, fonte della Vita
Nel silenzio avvolgente della notte del Giovedì Santo, la fraternità dei cappuccini insieme ai fedeli si è riunita nella Chiesetta Antica di Santa Maria delle Grazie, a San Giovanni Rotondo, per l’Adorazione Eucaristica delle 22:30. Un momento profondo, guidato da Fr. Pasquale Cianci, Responsabile della Pastorale Giovanile Vocazionale della Provincia Religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio.
Il simbolo del cuore sull’altare della reposizione
Fr. Pasquale ha iniziato condividendo il significato dell’altare della reposizione, soffermandosi su un dettaglio simbolico: il cuore posto sul tabernacolo. Questo cuore rappresenta l’Eucaristia come cuore della Chiesa, fonte della sua vita, della sua energia spirituale. Senza Eucaristia, la Chiesa è priva del suo battito vitale. È il sacramento che sostiene ogni altro sacramento, inizio e compimento di ogni azione cristiana. Nella liturgia, l’Eucaristia è definita fonte e culmine di tutta la vita cristiana. È da lì che nasce ogni azione di grazia e lì che tutto ritorna. Fr. Pasquale ha ricordato che tutti i sacramenti trovano senso nell’Eucaristia, che non è solo un rito, ma un incontro vivo con il Cristo presente.
Il tabernacolo e la feritoia a forma di croce
Un altro segno ha attirato l’attenzione dei fedeli: una feritoia a forma di croce nella custodia del tabernacolo. Questa feritoia non è un semplice dettaglio estetico: richiama la ferita del costato di Padre Pio, simile a una croce – due tagli, uno verticale e uno orizzontale. Ma prima di ogni altro, è stato Gesù a essere trafitto nel cuore, e questa ferita è diventata simbolo di amore donato, non di sofferenza fine a se stessa. Quella ferita – ha spiegato Fr. Pasquale – è un’apertura, non una barriera. È da lì che sgorga la luce. Una luce capace di illuminare, guarire e dare senso alla nostra fragilità. È il sacramento della scelta libera di Cristo di amarci senza condizioni. Quella ferita, anche nel Risorto, è ancora aperta, segno della sua donazione eterna.
Il richiamo all’enciclica di Papa Francesco sul Sacro Cuore
Nel suo intervento, Fr. Pasquale ha fatto riferimento a una recente enciclica di Papa Francesco, centrata proprio sul Sacro Cuore di Gesù. Una devozione che non è solo sentimento, ma fondamento teologico e pastorale. Guardare all’Eucaristia è guardare al Cuore di Cristo, pulsante d’amore per ciascuno di noi. Appena qualche ora prima, durante la Messa in Coena Domini, si era letta la pagina del capitolo 13 del Vangelo di Giovanni, con il gesto della lavanda dei piedi. Fr. Pasquale ha sottolineato che l’amore vero inizia “dopo”, quando non ci sono più motivi logici per amare. È un amore libero, invincibile, senza misura.
La libertà dell’amore di Cristo verso Giuda e Pietro
Gesù ama anche chi lo tradisce, come Giuda, o chi lo rinnega, come Pietro. E lo fa senza costrizione. Lascia liberi, ma continua ad amare. Questo amore scavalca l’orgoglio, la colpa, la notte del cuore umano, e resta. Non forza, ma apre brecce nel cuore.
La ferita nel cuore: accesso diretto a Dio
Quella ferita visibile nel tabernacolo è una feritoia che ci permette di attraversare, di entrare nel cuore stesso di Dio. È la via della misericordia, senza filtri. Cristo si lascia vedere vulnerabile, e da quella croce aperta scorre acqua viva, che lava e rigenera. La riflessione di fr. Pasquale ha portato i presenti dentro al tempo della Passione. Non come ricordo storico, ma come evento attuale, vivo. Ogni adoratore è presente nel Getsemani, sotto la Croce, accanto al Cristo che soffre. La sua Passione ci tocca oggi, ci coinvolge, ci chiama.
Il dono delle lacrime nella notte santa
Fr. Pasquale ha augurato a tutti il dono delle lacrime. Lacrime sante, che bruciano dentro e guariscono. Lacrime che aprono il cuore, che sciolgono la durezza, che permettono allo Spirito Santo di agire. Chi sa piangere così, si ritrova assetato di Dio. “Il cuore trafitto di Cristo – ha concluso – è la sede di un amore eterno. Un amore che non si spegne mai, che continua ad amarci nella nostra umanità ferita.” Il suo augurio è stato semplice ma profondo: lasciarsi amare da Cristo, completamente, stanotte e per sempre.
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