La Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio” dei Frati Minori Cappuccini «si sente profondamente ferita» ed «esautorata, senza alcun preavviso, nel suo ruolo di governo, nonché intaccata nei suoi diritti di Ente Morale, dopo la lettura della Bolla, avvenuta ieri pomeriggio nella Cattedrale di Manfredonia con la quale è stata conferita a mons. Domenico Umberto D’Ambrosio «la nomina di arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo, nonché delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di Padre Pio». Lo ha scritto fr. Paolo Maria Cuvino come Ministro Provinciale, unitamente al suo definitorio riunito in seduta straordinaria fino a tarda notte in una lettera recapitata questa mattina allo stesso mons. D’Ambrosio e inviata per conoscenza: ai cardinali Re, Somalo, Ruini, agli arcivescovi Romeo e Ruppi, al Ministro Generale dei Frati Cappuccini.
«Come religiosi, fedeli e sudditi di Santa Madre Chiesa, certamente riconosciamo l’autorità della Chiesa di disporre sui beni materiali e spirituali dell’Ordine» è scritto nella lettera che però evidenzia anche «la nostra delusione e, soprattutto, il nostro rammarico, per un atto che riteniamo esprima chiaramente, senza nessun iter normale, la presa di “possesso” di una realtà (santuario di San Giovanni Rotondo), per la quale tanti frati si sono prodigati nel tempo a renderla un punto di riferimento spirituale a livello internazionale».
«Ci sfugge il motivo che ha spinto la Santa Sede, o chi per essa, a decidere in maniera unilaterale, senza consultazione, né previo avviso, visto che nulla, sia da parte degli organi ecclesiali competenti, sia dai superiori dell’Ordine ci è stato annunciato ufficialmente, ma tutto ci è piovuto addosso», scrive ancora fr. Paolo, ricordando a mons. D’Ambrosio che «a più riprese, nei vari colloqui intercorsi in quest’ultimo periodo, dove ho espresso insieme al Definitorio, il sospetto che qualcosa si stava compiendo a nostra insaputa, lei stesso ci ha assicurato che la sua presenza a Manfredonia e in Casa Sollievo della Sofferenza non aveva nessuna ingerenza giuridica nella vita e nella fraternità del convento-santuario dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di “Sant’Angelo e Padre Pio”».
«Abbiamo la senzazione di tornare ai tempi bui che anche Padre Pio ha conosciuto», è scritto ancora nella lettera in riferimento a «una decisione che ci sembra ostile e punitiva, che non solo ha eluso ogni pur minimo iter burocratico, ma non ha tenuto conto di nessun criterio ecclesiale, religioso e pastorale».
i Frati, in sostanza, si sentono condannati senza neppure conoscere i motivi della decisione presa. Una sensazione che è diventata più forte dopo aver riflettuto su un aspetto inquietante che alcuni organi di informazione hanno definito come un vero e proprio «giallo»: sia l’annuncio dato da mons. D’Ambrosio l’8 marzo scorso nella cattedrale di Manfredonia, sia il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede di pari data, reperibile sul sito intenet del Vaticano fanno riferimento a una delega «della Santa Sede» solo «per le Opere San Pio da Pietrelcina», mentre quella al Santuario è stata rivelata solo ieri sera, a «sorpresa», come ha scritto qualche giornalista.
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