Giovanni Paolo II era preoccupato per l’«Europa di antica tradizione cristiana», in cui la fede stava evaporando progressivamente già alla fine del secolo scorso. Per questo volle dedicare alla riflessione sul vecchio continente ben due assemblee speciali del Sinodo dei vescovi. La prima si svolse alla fine del 1991 sul tema “Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberato”, in cui per la prima volta furono invitati, come “delegati fraterni”, i rappresentanti dalla Chiesa ortodossa e delle altre principali comunità cristiane europee e che si concluse con la consapevolezza, espressa dai padri sinodali, di avviare una «nuova evangelizzazione» e con un «appello a tutti i cittadini europei a favore della solidarietà universale». La seconda assemblea, nell’ottobre del 1999, si incentrò su “Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa”. In questa, ildibattito fu dominato dalla questione «delle radici culturali del continente». Da essa scaturì, nel 2003, il meditato e accorato appello del Papa polacco «ai redattori del futuro trattato costituzionale europeo, affinché in esso figuri un riferimento al patrimonio religioso e specialmente cristiano dell’Europa», poiché «il tesoro della fede» è un’«eredità» che «non appartiene soltanto al passato; essa è un progetto per l’avvenire da trasmettere alle generazioni future».

Tale appello è stato articolato nella corposa, ma profetica, esortazione apostolica Ecclesia in Europa, in cui il Pontefice ha denunciato con schiettezza la «diffusa perdita del senso del peccato» e l’«affermarsi di una mentalità segnata da relativismo e soggettivismo in campo morale», che si sta evolvendo in «una sorta di agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso», se non addirittura in «una “apostasia silenziosa” da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse». Persino «molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse». In pratica, ormai, il pensiero dominante considera «l’uomo come il centro assoluto della realtà, facendogli così artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l’uomo che fa Dio ma Dio che fa l’uomo». Ma «l’aver dimenticato Dio ha portato ad abbandonare [anche] l’uomo»,come dimostra la tendenza «a cedere all’indifferentismo» dinanzi ai fenomeni migratori.
L’ultima parola è stata, comunque, lasciata alla speranza. «Una speranza fondata sulla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte»e basata anche sull’esempio «di grandi missionari», sulla «testimonianza di santi e di martiri» e sull’«opera assidua di monaci, religiosi e pastori» che, «lungo i secoli», hanno disegnato «il volto spirituale dell’Europa».
Per questo Giovanni Paolo II ha voluto aggiungere, accanto a Benedetto da Norcia, altri cinque santi patroni del vecchio continente: Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Cirillo e Metodio e Teresa Benedetta della Croce, più conosciuta col nome di battesimo di Edith Stein.