Il mese di maggio a San Giovanni Rotondo, nel convento di Padre Pio, continua ad offrire ai giovani spunti di riflessione. La tematica di oggi è Giovanni Paolo II e i giovani.
“Prendete la vostra vita e fatene un capolavoro“. Sono le parole di Giovanni Paolo II rivolte ai giovani.
Papa Wojtyla sin da suvito opera un’animazione, che tende all’approfondimento della partecipazione alla vita ecclesiale dei giovani. Nelle molte occasioni di incontro con loro crea una condivisione che genera «appartenenza».
Ha da sempre avuto un pensiero privilegiato per i giovani. Un rapporto che nasce nei primi anni di sacerdozio quando diventò assistente dei giovani universitari di Cracovia.
Le GMG sono un segno efficace della comunione ecclesiale: esse riuniscono i giovani provenienti da tutto il mondo e raccolgono i diversi gruppi, movimenti, associazioni e comunità attorno al Papa e ai Vescovi. Sono un vero pellegrinaggio sia dal punto di vista spirituale, sia dal punto di vista pratico. Le GMG sono un “modello” della pastorale giovanile e richiedono un adeguato inserimento nella vita delle parrocchie e delle diocesi. Queste giornate sono un provvidenziale dono dello Spirito Santo alla Chiesa ed una preziosa eredità di Papa Giovanni Paolo II. Wojtyla è consapevole del suo ruolo di aggregazione. Dice infatti
«Il Papa deve sempre creare legami, perché gira di città in città, da Chiesa a Chiesa, da paese a paese ». I suoi atteggiamenti sono frutto di attenta considerazione del proprio ruolo nell’educazione della gioventù: «Faccio anche il “postino”, – dice – che porta la posta tra i giovani». Impegno che chiede anche ai vescovi e ai sacerdoti che si occupano dei giovani all’interno delle parrocchie. Nei grandi raduni, come negli incontri parrocchiali, Giovanni Paolo realizza una dimensione di Chiesa “soggetto” di pastorale giovanile che ha proprio nella figura del Papa il primo operatore di comunione e di unità.
Giovanni Paolo II invita i giovani a partecipare alla vita della Chiesa, perché – dice – la Chiesa ha bisogno dei giovani. A questi però dice anche che loro stessi sono la Chiesa, sottolineando l’importanza di riconoscersi ed operare comunitariamente.
Anche i giovani sono “soggetto” di pastorale, perciò ne devono prendere coscienza.