Per cominciare a finanziare l’introduzione del ‘quoziente familiare’ si potrebbero utilizzare i fondi destinati attualmente alle detrazioni per i familiari a carico: circa 5 miliardi di euro.
Lo propongono le Acli(Associazione Cristiana Lavoratori Italiani) che, pur criticando le recenti misure economico-finanziarie decise dal governo, non rinunciano a proporre il loro contributo per indirizzare il dibattito aperto sul sistema fiscale verso una soluzione più equa e vantaggiosa per le famiglie.
Spiega il presidente Luigi Bobba: “I fondi attualmente destinati alle detrazioni familiari(circa 10 mila miliardi delle vecchie lire) sono distribuiti oggi indistintamente a tutte le famiglie senza alcun criterio di reddito. Le risorse finiscono così spalmate in modo iniquo, assottigliandosi a tal punto da non riuscire ad incidere in modo significativo sul bilancio familiare.
A questo punto, aboliamo questo sistema e indirizziamo gli stessi fondi per finanziare una prima introduzione del quoziente familiare per i redditi più bassi”.
Su questo tema qualche giorno fa l’associazione ha presentato uno studio (curato dal professor Luigi Campiglio, economista dell’Università Cattolica di Milano) che dimostra come, qualora venisse introdotto un sistema analogo a quello francese, che prevede appunto il quoziente familiare, le famiglie italiane si troverebbero a pagare da un minimo del 22 per cento ad un massimo del 100 per cento in meno, a seconda del numero dei figli.
L’attuale riforma fiscale invece ha accentuato le disparità a sfavore delle famiglie numerose:
per le famiglie plurireddito le imposte si sono ridotte del 30 per cento, per le altre –a parità di condizione economica– solo del 3 per cento.