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Feste e Tradizioni – La Macchina di Santa Rosa a Viterbo

Maria Antonia Di Maggio by Maria Antonia Di Maggio
10 anni ago
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Un enorme torre illuminata da fiaccole e luci, alta circa 30 metri dal peso di 5 tonnellate, un’opera d’arte che a vederla lascia senza parole, ancor più se si pensa che viene sostenuta e trasportata lungo le vie del centro di Viterbo dalla sola forza di circa 100 uomini: è la Macchina di santa Rosa, la Macchina che la sera  del 3 settembre di ogni anno viene sollevata e portata a spalla da 113 Facchini, i Facchini di santa Rosa, lungo un percorso di più di un chilometro, nel centro della città, tra ali di folla in delirio con l’animo sospeso tra emozione, gioia e timore. La storia della Macchina di santa Rosa inizia nel 1258, quando Papa Alessandro IV, per commemorare la traslazione del corpo della Santa, promuove una processione con il trasporto di un’immagine di santa Rosa, su un baldacchino. Nel 1664 dal baldacchino si passerà alla costruzione di quella che oggi è la Macchina di santa Rosa, un’enorme torre illuminata che ogni 5 anni viene progettata e costruita ex novo. Il trasporto della Macchina di santa Rosa rappresenta l’identità e il cuore della città di Viterbo, del suo passato, del suo presente e del suo futuro, un percorso di fede e di forza che ricorda il messaggio cristiano di speranza e libertà della Santa bambina, Patrona della città. Il sentimento popolare che accompagna e precede il giorno del 3 settembre, giorno del trasporto della Macchina, racconta la grande devozione dei viterbesi verso la loro Patrona: «Evviva santa Rosa!» è il grido che echeggia ad ogni angolo della città nei giorni della festa e dalla mattina presto, e anche dalla notte, i viterbesi si accampano lungo le strade e nelle piazze per assicurarsi un posto privilegiato per assistere al trasporto della Macchina. Suggestivi quartieri medievali, aristocratici palazzi, chiese e chiostri di varie epoche rendono questa cittadina, nel cuore della Tuscia, tra le più belle del nostro Paese. Il giorno precedente al trasporto, il 2 settembre, si assiste alla sfilata del corteo storico, che dal Santuario di santa Rosa raggiunge la Cattedrale di san Lorenzo, dalla quale poi parte la processione con il cuore della Santa. Ad accompagnare la processione i 113 uomini vestiti di bianco: i Facchini di santa Rosa, che incarnano, nei giorni della festa, tutte le emozioni, la storia e la fede della città. Osannati e incitati al loro passaggio, sono il cuore di questa manifestazione, il cuore della città di Viterbo. Alle 14 del 3 settembre comincia per i Facchini la giornata più importante e attesa: dopo il raduno e il discorso di incoraggiamento del capofacchino inizia la lunga marcia, il giro delle sette chiese, che li vedrà far tappa nelle sette chiese della città, accompagnati dagli applausi e gli incoraggiamenti dei loro concittadini, fino a raggiungere alle 21 circa piazza san Sisto, da dove inizierà il trasporto. Al termine del giro delle sette chiese i Facchini sostano nel Convento dei Frati Cappuccini, insieme ai familiari, per un meritato riposo, prima della grande impresa. L’Arrivo dei Facchini in piazza san Sisto è un momento carico di gioia e di timori, alcuni di loro vedono la macchina per la prima volta, terminata e illuminata, il loro sguardo racconta più di ogni altra parola la carica di tensione ed emozione di questo momento. Giunti nella piazza, si radunano nella chiesa di san Sisto per il tradizionale rito della benedizione in articulo mortis da parte del Vescovo. Prima della partenza si spengono le luci della città, il capofacchino chiama la formazione, una volta che lo schieramento è completato il capofacchino dà lo storico comando: «sollevate e fermi», la macchina si alza e comincia il grande trasporto. Il percorso della macchina riprende l’antico percorso della traslazione del 1258, partendo dalla chiesa di san Sisto, dove la Santa fu battezzata. Lungo 1300 metri, circa, prevede 6 soste, nelle piazze principali della città che completamente al buio è illuminata dalle sole luci della Macchina. Il trasporto della Macchina di Santa Rosa fa parte della rete delle grandi macchine a spalla, insieme alla Faradda di li Candareri di Sassari, alla Festa dei Gigli di Nola e alla Varia Di Palmi. Dal 2013 è riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità.

Maria Antonia Di Maggio

Maria Antonia Di Maggio

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