Continua il ciclo di puntate dedicate a don Bosco, nel bicentenario della sua nascita, e ai suoi figli. Dopo aver approfondito, grazie alle parole di don Pasquale Cristiani (Ispettore dell’Italia meridionale), la spiritualità di coloro i quali si ispirano al santo torinese e la bellezza di essere incorporati nella sua famiglia, quest’oggi analizzeremo, attraverso alcune storie di vocazione, l’importanza della chiamata ad essere parte attiva nella famiglia salesiana.
Recitano, infatti, le Costituzioni Salesiane: «La nostra vocazione è segnata da uno speciale dono di Dio, la predilezione per i giovani: “Basta che siate giovani, perché io vi ami assai”.Questo amore, espressione della carità pastorale, dà significato a tutta la nostra vita. Per il loro bene offriamo generosamente tempo, doti e salute: “lo per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono disposto anche a dare la vita”».
Don Bosco si è donato a tutti, spendendo la propria vita per i giovani. Lo stesso atteggiamento è richiesto, nonostante siano passati duecento anni dalla sua nascita, ai suoi figli che operano nelle difficili realtà sociali del 2014, segnate dalla dura crisi economica e occupazionale, in contesti difficili e, talvolta, turbolenti.
Come risponde il Salesiano a queste difficoltà? Semplice: con l’affetto che è quello di un padre, fratello e amico, capace di creare corrispondenza di amicizia.
È l’amorevolezza tanto raccomandata da Don Bosco e che oggi proponiamo alla vostra visione e meditazione.
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