In Italia, come finora in tutte le democrazie, i minorenni non hanno alcuna rappresentanza politica.
Ma questo come si concilia con il suffragio universale?
Luigi Campiglio, professore ordinario di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, di cui è prorettore, rilancia una possibilità finora poco discussa in Italia, ma che trova vasto sostegno sociale in Germania ed in altri paesi europei: attribuire il diritto di voto fin dalla nascita, affidandone la delega ad un genitore, preferibilmente la madre.
Le molte argomentazioni a sostegno di quest’idea sono ora raccolte nel libro Prima le donne e i bambini edito da Il Mulino.
“Il principio democratico ‘una testa, un voto’ non fa riferimento alla grandezza della testa –ha detto tra l’altro Campiglio nel corso di un’intervista a Radio Padre Pio- E invece nel nostro Paese sono 10 milioni i cittadini senza voce alcuna.
Cosa accadrebbe se anche i minori fossero considerati persone, attribuendo loro un autentico diritto ad essere rappresentati? Probabilmente una serie di cambiamenti positivi per la famiglia e la società, non minori di quelli causati dall’estensione del diritto di voto alle donne”.
La proposta Campiglio è condivisa dalle Acli, mentre nessuna formazione politica si è ancora pronunciata.
“Si parla tanto di democrazia deliberativa…bisogna suscitare in merito una discussione fra i cittadini. Non importa, in questa fase, stabilire il come: l’importante è che si affronti la sostanza della questione, coinvolgendo l’opinione pubblica sul diritto dei figli minori di influenzare le grandi scelte economiche, visto che almeno la metà del Prodotto interno lordo passa per le decisioni dei politici”.