Nonostante sia il più breve dei 4 profeti maggiori (14 capitoli), il libro di Daniele è uno dei più complessi per origine, stile e sviluppo dell’opera. È diviso in tre parti: i primi sei capitoli raccontano gli eventi di un gruppo di giovani ebrei deportati a Gerusalemme, tra cui spicca l’azione sapiente di Daniele che spiega il sogno del re Nabucodonosor (c 2), la visione di suo figlio Baldassar (c 5) ma che non può evitare la fossa dei leoni, dove sarà salvato da Dio (c 6); dal c 7 al c12 il libro narra una serie di visioni di genere apocalittico di cui beneficiario è Daniele. A 7,13-14 è narrata la visione di un personaggio, denominato “Figlio di uomo”, cui viene consegnato “il potere, la gloria e il regno” e che per la tradizione della Chiesa è la prefigurazione di Gesù Cristo, che ha applicato a se questo titolo per sottolineare il carattere spirituale del suo messianismo; gli ultimi capitoli 13-14 raccontano le storie di Susanna condannata innocentemente e salvata da Daniele e la distruzione del drago e non fanno parte della Bibbia ebraica, ma solo della versione greca. Il libro è stato composto durante la persecuzione del re siriano Antioco IV Epifane e la conseguente vittoria dei macabri, tra il 167 e il 164 a.C., anche se nella prima parte sono raccontati eventi avvenuti secoli prima, anche se alcuni indizi dimostrano che l’autore è assai lontano dagli eventi: Baldassar è figlio di Nabonide e non di Nabucodonosor come dice il testo e Dario il Medo è sconosciuto agli storici. Il libro fu scritto per sostenere la fede e la speranza dei giudei perseguitati da Antioco Epifane che saranno vincitori grazie all’azione di Dio e all’avvento del regno dei santi.
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