Con il telegramma di saluto e benedizione di Papa Francesco, letto con viva gioia dall’arcivescovo della diocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro, si è aperta lunedì 25 novembre a San Giovanni Rotondo la terza Settimana Internazionale della Riconciliazione. Il Pontefice, rivolgendo il suo cordiale e beneaugurante pensiero agli organizzatori e ai partecipanti, religiosi e laici, «ha auspicato un proficuo approfondimento della conoscenza del sacramento della penitenza che opera efficacemente la rinascita interiore di ogni credente e costituisce la via privilegiata per la piena riconciliazione con Dio Padre e i fratelli, contribuendo a riportare Cristo al centro della vita». “Credo la remissione dei peccati”. Questa frase tratta dal Credo è il tema scelto per l’edizione 2013 della Settimana della riconciliazione, promossa e organizzata dal Segretariato generale della Formazione OFM Cap. e dai Frati Cappuccini della città di San Pio. E come ha sottolineato mons. Castoro nel suo saluto iniziale «Non poteva essere scelta una sede più adeguata di San Giovanni Rotondo, dove la testimonianza di Padre Pio è palpabile, dove il suo insegnamento è ancora luminoso e percettibile». Cinque giorni di riflessione e formazione per esortare presbiteri e religiosi a rileggere il sacramento del perdono divino sia alla luce dell’anno della fede, indetto da Benedetto XVI e conclusosi domenica 24 novembre, sia alla luce dell’enciclica di Papa Francesco Lumen Fidei. Fr. Francesco Dileo, rettore del Santuario di Santa Maria delle Grazie e della chiesa di San Pio da Pietrelcina, salutando e ringraziando i partecipanti intervenuti ha ricordato: «l’esemplare esistenza di Padre Pio, che ha saputo conformare il suo ministero sacerdotale al Cristo buon Pastore e ricco di misericordia». “Credo la remissione dei peccati” è stato anche il titolo della relazione del Cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, che ha aperto i lavori. Il porporato si è soffermato «a riflettere sull’altro modo principale, dopo il battesimo, in cui lo Spirito Santo rimette i peccati della Chiesa, ossia attraverso il sacramento della riconciliazione o penitenza». «Infatti battesimo e penitenza – ha detto il Cardinale in un passaggio del suo intervento – sono intimamente connessi al punto tale che quest’ultima è stata spesso indicata come secondo battesimo o anche penitenza seconda». La seconda giornata di lavori è stata incentrata su un unico tema declinato in due passaggi: “La fede della Chiesa e del confessore”, sviluppati da mons. Krzysztof Jósef Nykiel, reggente della Penitenzieria Apostolica e dal vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Nunzio Galantino. Mons. Krzysztof Jósef, durante la relazione del mattino ha parlato del «…confessionale come luogo di fede e di esperienza della Divina misericordia» e del sacramento della riconciliazione «pratica che più di ogni altra ci permette di sperimentare la grandezza, la bellezza e la potenza rigenerante della Divina Misericordia». E poi citando Papa Francesco ha aggiunto che egli più volte ha esortato i cristiani a «non aver paura di chiedere perdono a Dio, perché Egli è felice quando ci dono la Sua misericordia».La celebrazione della santa messa nella chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina, presieduta da mons. Michele Castoro, ha concluso la sessione mattutina dei lavori. «Essere accompagnatore spirituale ed essere confessore, – ha detto il pastore della Diocesi garganica – richiede che noi ministri siamo noi stessi fruitori di tale grazia, che riceviamo personalmente la direzione spirituale ricercandola e seguendola con fedeltà, per guidare meglio gli altri». «Padre Pio, apostolo instancabile del confessionale, – ha concluso mons. Castoro – interceda per il nostro ministero affinché in questo tormentato mondo possiamo diventare testimoni credibili della misericordia di Dio. Nell’intervento del pomeriggio mons. Galantino ha parlato ai presenti della «chiamata ad essere ministro della riconciliazione e del fatto che la riconciliazione passa attraverso le parole che lui pronunzia e i gesti che egli compie». «La fede del confessore – ha aggiunto il prelato – è la fede di chi porta nella celebrazione del Sacramento della riconciliazione, la sua storia di uomo e di credente consapevole». Un contributo di grande ricchezza è stato quello apportato dalla teologa Maria Luisa Rigato, unica figura femminile della Settimana della riconciliazione. Nella sua relazione ha messo in evidenza il tema della “fede nel penitente”. Non esiste solo la fede della Chiesa, in cui si celebra la riconciliazione, la fede del ministro che deve offrire questa riconciliazione, ed è fondamentale la fede del penitente. Questo tema è stato illustrato attraverso delle figure appartenenti al mondo del nuovo testamento, ad esempio la figura della donna che compì l’unzione a Betania, oppure la figura di Pietro che definisce se stesso un peccatore, o Zaccheo che è considerato un peccatore da quelli della sua città. Al centro della mattinata di giovedì una tavola rotonda sul tema della confessione e del perdono, moderata dal giornalista Rai Rosario Carello. Orazio La Rocca, vaticanista de “La Repubblica”, e Giovanni Chifari, docente di religione, hanno animato l’incontro rispondendo alla domanda di Carello: “La confessione è un sacramento in crisi?”. «Ma può entrare in crisi un sacramento – si è chiesto La Rocca – che è un dono del Signore? Se sono doni non entrano in crisi, perché i sacramenti sono segni visibili ed efficaci per la nostra salvezza. Secondo me la confessione non è in crisi, è in crisi il modo in cui viene gestita. È vittima dei cambiamenti, dei costumi, della società che cambia». Giovanni Chifari ha focalizzato l’intervento alla luce del suo essere docente a stretto contatto con i giovani. «I giovani hanno bisogno di riconciliarsi con se stessi – ha specificato il professor Chifari – hanno bisogno di ascoltare persone che sono state conquistate, che hanno fatto esperienza di Dio e sanno narrarla. Perché quando ci si sente amati, ci si sente perdonati, si fa esperienza di Dio». Ad aggiungere un forte significato alla tavola rotonda la testimonianza di Carlo Castagna, marito padre e nonno di tre delle quattro vittime della strage di Erba, che ha raccontato di come attraverso un cammino di fede e preghiera, abbia perdonato gli assassini dei suoi cari. La devozione al Santo di Pietrelcina è stata determinante per assicurare la sua presenza a San Giovanni Rotondo, perché «A Padre Pio non si può dire di no». «Il perdono sapevo per certo che l’avrei potuto trovare se l’avessi voluto – ha confidato Carlo. «Il perdono era a portata di mano, non dovevo fare grandi sforzi se non quello di riconoscere che io peccatore sono stato molte volte perdonato, un milione di volte perdonato. Il perdono è un dono che tu ricevi, ma che a tua volta non puoi trattenere solo per te. Un perdono che riconosco necessario innanzitutto per la pace interiore, per la speranza e per il mio credere ancora nel fratello, in colui che mi sta affianco». Il pomeriggio è stato dedicato alle comunicazioni di fr. Giuseppe Antonino e fr. Flaviano Gusella sui due santi confessori dell’Ordine dei Frati minori Cappuccini: San Pio da Pietrelcina e San Leopoldo Mandic. In un passaggio del suo intervento fr. Giuseppe ha centrato l’attenzione su cosa il confessore di Pietrelcina oggi dice ai confessori. «Il suo esempio sottolinea – ha detto fr. Giuseppe – il fondamento di ogni azione pastorale e di ogni strategia di annuncio, cioè la santità, una santità che parte dall’amore per Cristo Crocifisso e si concretizza in un simile amore oblativo verso gli uomini, specie quelli che sono prigionieri delle tenebre». Fr. Flaviano, che ha posto in luce interessanti aspetti della vita dell’ “apostolo del confessionale”, in conclusione ha aggiunto che «San Leopoldo Mandic, visse il suo impegno ecumenico nell’obbedienza, pregando, soffrendo, unendosi quotidianamente al sacrificio di Cristo, spendendosi eroicamente nel ministero delle confessioni, profondamente convinto che “la carità prepara l’unità”. Nelle conclusioni di venerdì mattina, ultima giornata della Settimana, fr. Francesco Neri, docente di teologia presso la Facoltà teologia pugliese, ha citato un pensiero di Don Tonino Bello: «Vescovo di santa memoria che con lo stile del santo e del poeta che lo caratterizzava era solito dire: “Perdonare infinito del verbo amare”, vale a dire la manifestazione all’infinito dell’amore è appunto il perdono». Riferendosi poi a un accenno fatto in diverse relazioni sul senso del peccato ha aggiunto che: «La misericordia autentica non è incompatibile con la verità e la giustizia, la conversione non è certo la premessa, ma la conseguenza come risposta dell’uomo all’incontro con la misericordia di Dio». La giornata conclusiva della terza Settimana internazionale della riconciliazione è cominciata con la santa messa nella chiesa inferiore, celebrata dal vicario generale dell’Ordine dei Frati minori Cappuccini fr. Štefan Kožuh e terminata con il Te Deum di ringraziamento.