L’associazione Scienza & Vita accoglie in modo favorevole il giudizio espresso dalla Corte Costituzionale, che ha ribadito il divieto di analisi preimpianto sugli embrioni, dichiarando inammissibile la questione di legittimità sollevata dal tribunale di Cagliari. In attesa di conoscere le motivazioni dell’ordinanza, l’associazione sottolinea la sostanziale “deriva eugenetica della diagnosi genetica reimpianto che, cercando di selezionare gli embrioni sani, sopprime quelli malati. Una tecnica diagnostica viene di fatto utilizzata non per finalità terapeutiche, bensì per sopprimere chi è malato. La finalità selettiva non è, invece, di per sé presente nel ricorso alla pratica diagnostica prenatale tradizionale, che viene fatta allo scopo di conoscere lo stato di salute del feto e non implica di necessità la sua soppressione, se malato”.
Anche il Movimento per la vita esprime la sua soddisfazione.
”La Corte -dichiara il presidente Carlo Casini- ha senza dubbio tenuto conto, nella sua decisione, della estrema complessità e degli effetti negativi per la donna e per il figlio dell’uso della diagnosi genetica pre-impianto. Finora troppi faciloni hanno tentato di far credere all’esistenza di un facile accertamento diagnostico senza danni per alcuno”. Un recente studio inglese documenta che a causa di ogni singola applicazione di diagnosi genetica pre-impianto decine di embrioni vengono distrutti anche se non ne è accertata alcuna anomalia genetica. “In ogni caso –conclude Casini- la Corte contrasta i giudizi faziosi che hanno presentato la legge 40 come una norma antiscientifica, irrazionale ed anticostituzionale. Dopo i pronunciamenti della scienza e della pubblica opinione, anche il Diritto nelle sue massime espressioni assesta uno smacco ai detrattori della legge”.
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