Da Pizzo Berlusconi a Palermo a Punta Tremonti a Bari:
Legambiente intitola gli ecomostri ad alcuni esponenti del governo, che definisce ministri del condono.
Questo allo scopo di “mettere bene in evidenza chi ha concesso questo insensato lasciapassare al cemento fuorilegge, i mandanti e gli esecutori di questa mega-sanatoria. Sarà un monumento ai padri dell’illegalita’ edilizia, perché –afferma ancora l’associazione- tra le centinaia di migliaia di abusi edilizi del nostro Paese ce ne sono alcuni che più di altri sintetizzano il perverso intreccio tra interessi della criminalità organizzata, speculazione edilizia, mancata repressione(da parte dello Stato e delle
amministrazioni locali)del cemento fuorilegge ed interessi della criminalità organizzata.
Si tratta del complesso edilizio costruito a Punta Perotti(nella foto) sulla spiaggia di Bari, delle ville in odor di mafia a Pizzo Sella, delle migliaia di abitazioni sulle pendici del Vesuvio, dell’albergone in area demaniale a Torre del Greco, delle ville nella Valle dei Templi di Agrigento: tutti abusi incentivati dai vecchi e dal nuovo condono. Questi veri e propri monumenti dell’illegalità da oggi portano i nomi dei loro difensori, quelli che il condono lo hanno promosso e sostenuto“.
A Berlusconi, due volte primo ministro di leggi-condono, Legambiente intitola Pizzo
Sella, la collina che si affaccia sul Golfo di Palermo con le sue 170 ville abusive.
L’altro grande ecomostro italiano, i 300mila metri cubi di Punta Perotti su cui pende un’ordinanza definitiva di demolizione(non ancora eseguita) va al ministro Tremonti.
E non finisce qui.
“A Urbani -spiega Legambiente- così sensibile ai Beni Culturali(del cui ministero è titolare) non può che essere assegnata la Valle dei Templi di Agrigento, deturpata da 600 ville realizzate in un’area archeologica ipervincolata dove non si potrebbe nemmeno appoggiare una pietra. Chiudono questa prima lista: il Vulcano Marzano, con gli 11mila abusi edilizi realizzati nel Parco Nazionale del Vesuvio, e l’Hotel La Loggia sul Mare, l’albergo di sette piani a forma di alveare in parte realizzato illegittimamente su area demaniale a Torre del Greco, sempre nel napoletano“.