Dopo l’allarme lanciato nel giorno del capodanno cinese, Amnesty International ha inviato oggi all’Alto rappresentante dell’Unione europea per la Politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana (nella foto), la sua ultima ricerca sull’aumento delle intimidazioni e degli arresti ai danni di attivisti che tentano di difendere i diritti civili e politici in Cina.
Javier Solana incontrerà domani a Bruxelles il ministro degli esteri cinese Li Zhaoxing, per confermare la volontà dell’Ue di rimuovere l’embargo sulle armi; un embargo che, ricorda Amnesty, venne imposto sedici anni fa per inviare un forte segnale a Pechino all’indomani della brutale repressione di Tianamnen.
“Se l’Unione europea vuole avere credibilità a livello internazionale -dichiara Dick Oosting,
direttore dell’ufficio di Amnesty International presso l’Ue- non deve lasciar passare questo incontro senza affermare a chiare lettere che la Cina non può continuare a mettere
dietro le sbarre chi difende i diritti umani. Se Solana non riesce a far capire al ministro Li Zhaoxing quanto sia inaccettabile la repressione ai danni di attivisti pacifici, l’Europa perderà un’occasione d’oro per esercitare pressione sulla dirigenza cinese, pregiudicando anche la propria politica sui diritti umani in Asia e nel resto del mondo”.
Nel recente aggiornamento al rapporto sui rischi cui vanno incontro gli attivisti per i diritti umani in Cina, Amnesy denuncia che, paradossalmente, dall’ultimo summit Ue-Cina(dicembre 2004), la persecuzione dei difensori dei diritti umani è aumentata.