«Questo è un libro per conversare. In queste pagine si incontrano persone, famiglie, vicende strazianti, guarigioni benedette. Scorrendo le pagine del libro si ha l’impressione di accogliere in casa amici che vengono per visite gradite». Così scrive mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, nella prefazione del libro “C’è una veste bianca anche per noi” (ed. Lev) scritto da Vittore De Carli, giornalista e unitalsiano.
Sedici storie di persone che si sono ammalate di coronavirus. Un libro che vuol essere una forte testimonianza di fede e speranza.
«Tutti i protagonisti del libro, a un certo punto della loro esistenza, sono stati chiamati a indossare una veste nuova – spiega Vittore De Carli – O meglio: le loro vesti abituali hanno cambiato colore e sono diventate bianche perché – e cito l’Apocalisse – sono state rese candide dal sangue dell’Agnello dopo essere passate dalla porta della grande tribolazione. Per loro, e per tante altre persone, in Lombardia, in Italia, nel mondo, quella porta oggi ha un nome dolorosamente familiare: Covid-19. E “malattia”, e “pandemia”, sono i nomi che abbiamo dato a quella “grande tribolazione”. Che ad alcuni ha portato la guarigione e il ritorno alla vita, dopo il rischio della morte. Ad altri, invece, una vita nuova. E quella veste bianca da indossare per sempre».

«Le storie raccolte nel libro, che i sopravvissuti al Covid e i guariti raccontano in prima persona e, quanti ora portano la bianca veste per sempre, ci dicono che Dio ha risposto con le opere e le parole di chi si è preso cura dei malati e dei morenti. Dio ha risposto con l’opera e le parole dei samaritani che continuano ad abitare il nostro tempo e le nostre terre, quegli eroi e quei santi della porta accanto che nei tempi ordinari non sappiamo vedere e non fanno notizia».
«Se qualcosa deve rimanere dalla lettura del libro, – conclude De Carli – deve essere la loro storia e, soprattutto, ciò che la loro storia ha comunicato a noi, ciò che ha acceso nel nostro cuore, ciò che è diventata cibo per la nostra vita».