9 febbraio
Francisco Tomás, nasce ad Alpandeire, nella provincia di Málaga nella Spagna meridionale. Era un pastorello con la corona del rosario sempre in mano, non la lasciava nemmeno quando coltivava la terra.

La sua vocazione nacque dopo aver ascoltato la predicazione di due cappuccini nel 1894 a Ronda. Vestì l’abito nel convento di Siviglia a 35 anni cambiando il nome da Francisco a Leopoldo. Il 16 novembre del 1900 fece la sua prima professione; da allora si dedicò all’orto nei conventi di Siviglia, Antequera e Granada dove emise i voti perpetui il Il 23 novembre 1903. Nel 1914 divenne elemosiniere e il contatto con gli uomini fu per lui un nuovo mezzo per raggiungere la santità: caricava su di sé i fardelli degli altri ed era sempre pronto a servire, comprendere, aiutare ed amare. Camminava per le strade a piedi nudi sgranando il rosario e con lo sguardo rivolto verso il cielo. Il suo vicepostulatore, padre Alfonso, nelle testimonianze raccolte affermò che ogni volta che riceveva un’elemosina recitava tre Ave Maria e il solo sentirlo pregare faceva “venire i brividi”.
Subì la persecuzione spagnola: ricevette insulti e minacce di morte; quasi tutti i giorni lo prendevano a sassate e un giorno sfuggì alla lapidazione solamente perché un uomo intervenne in sua difesa.
Nel 1953 si fratturò il femore cadendo dalle scale. Riprese a camminare con l’aiuto di due bastoni.
Frate Leopoldo morì il 9 febbraio del 1956 e molte furono le persone che si recarono a Granada per porgli l’ultimo saluto. Ancora oggi la visita al suo sepolcro non si è interrotta. Il suo vicepostulatore affermò che fra Leopoldo “testimoniò il mistero di Cristo povero e crocifisso con l’esempio e la parola, al ritmo umile e orante della vita quotidiana”. Numerose sono le grazie attribuite alla sua intercessione. La sua Causa venne introdotta nel 1961 e papa Benedetto XVI il 15 marzo del 2008 approvò l’eroicità delle virtù e il 12 settembre del 2010, a Granada, lo dichiarò beato.