“Un anno pieno di contraddizioni, durante il quale segnali di speranza per i diritti umani
sono stati indeboliti dagli inganni e dalle false promesse dei governi che
hanno più voce in capitolo. I poveri e gli svantaggiati della terra pagano il prezzo della guerra al terrore”.
Questo, in sintesi, il quadro che emerge dal Rapporto Annuale di Amnesty International, presentato oggi a Roma dal presidente della sezioneItaliana dell’associazione, Paolo Pobbiati.
L’agenda della sicurezza ha sviato le energie e l’attenzione del mondo dalle gravi crisi dei diritti umani in corso.
I governi, da soli e collettivamente, hanno dilapidato risorse pubbliche per perseguire obiettivi di sicurezza limitati e di corto respiro, sacrificato valori in nome della guerra al terrore, chiudendo gli occhi di fronte a violazioni dei diritti umani su scala massiccia.
“La discontinua attenzione e la flebile azione delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana si sono dimostrate pateticamente inadeguate rispetto a quanto occorreva fare nel Darfur, la regione del Sudan in cui sono stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità ad opera di tutte le parti coinvolte in un conflitto che ha causato migliaia di morti e ha costretto alla fuga milioni di persone –denuncia Pobbiati- La brutalità e l’intensità degli attacchi dei gruppi armati hanno raggiunto nuovi, insopportabili livelli nel corso del 2005. Il terrorismo è inaccettabile e ingiustificabile. I responsabili devono essere portati di fronte alla giustizia, ma attraverso processi equi e non con la tortura e le detenzioni segrete: la guerra al terrore sta fallendo e continuerà a fallire fino a quando non verrà data precedenza ai diritti umani e alla sicurezza degli uomini”.
Queste le principali richieste di Amnesty International per l’anno in corso:
alle Nazioni Unite e all’Unione Africana, di affrontare il conflitto e gli abusi dei diritti umani nel Darfur; alle Nazioni Unite, di avviare i negoziati per un Trattato internazionale che regolamenti il commercio delle armi, in modo che queste non possano essere usate per commettere abusi dei diritti umani; al nuovo Consiglio Onu dei diritti umani, di insistere nel pretendere i medesimi standard di rispetto dei diritti umani da parte di tutti i governi, che si tratti del Darfur o di Guantanamo, della Cecenia o della Cina.