Prosegue il colloquio con Giorgio Campanini, autore del libro “Stare insieme. Alla ricerca di una famiglia conviviale”. (San Paolo editore)
Quali sono le sfide a cui oggi la famiglia deve rispondere? La tesi di fondo del volume di cui qui si tratta (evidenziata del resto già dal sottotitolo: Alla ricerca di una famiglia conviviale), è quella della convivialità (non semplicemente della pure semanticamente affine convivenza, giacché si può convivere senza convivialità…). Sin dalle origini dell’umanità, consumare i pasti insieme – e dunque, in senso generale condividere la vita – ha sempre indicato l’amicizia, la fraternità, la comunione: stile di rapporti che non è facile realizzare nella società in generale, ove spesso prevale, più che la convivialità, la concorrenza, se non la contrapposizione o addirittura il conflitto. Una famiglia conviviale è quella in cui non semplicemente si co-abita, ma si convive, si cerca di mettere ogni cosa in comune, in atteggiamento di ascolto dell’altro, di disponibilità al servizio, di capacità di sacrificio. Nella relazione coniugale passi dal sé all’altro, e cioè dalla ricerca del proprio piacere, successo o interesse, alla ricerca del bene dell’altro. Quando questa apertura all’altro avviene nella reciprocità, lì vi è gioia, vi è amore, vi è felicità.
Le nuove tecnologie hanno complicato o semplificato i rapporti di coppia? È ancora troppo presto per valutare da un punto di vista oggettivo quale già sia, e quale potrà essere in futuro, l’incidenza delle nuove tecnologie sulla vita delle famiglie. Mi limiterò a mettere in luce un solo aspetto, che tuttavia ritengo fondamentale, quello della crisi del reciproco ascolto. La famiglia è strutturalmente il luogo del dialogo e, prima ancora, del reciproco ascolto (un ascolto è bene sottolinearlo, che non concerne soltanto le parole ma coinvolge anche i gesti, gli sguardi, le parole non dette, i silenzi). Ciò vale tanto per il rapporto di coppia quanto per le relazioni genitori-figli. Ma le attuali tecnologie hanno un’impostazione marcatamente individualistica: è possibile, nella stessa famiglia, alla stessa ora, che il padre guardi alla tv una partita di calcio, la madre un film rosa, mentre i figli si dedichino ai loro giochi o all’ascolto dei cantanti preferiti. Nelle case di oggi è diventato pressoché impossibile quel silenzio (non vuoto, in realtà, ma potenzialmente pieno) dal quale soltanto può nascere la parola. Occorre dunque sapere usare intelligentemente e criticamente i mass-media e difendere ad ogni costo, soprattutto al momento dei pasti in comune, i necessari spazi di intimità familiare. In caso contrario la famiglia si riduce ad una banale coabitazione.
(continua…)