50 anni fa, il 7 dicembre 1954, nel primo pomeriggio di una piovosa giornata, davanti alla chiesa di San Donato di Cadenzano (Fi),dove operò dal 1947 al 1954, don Lorenzo Milani, salì su un vecchio camion, solitamente adibito al trasporto di bestiame, e iniziò il viaggio per Barbiana di Vicchio nel Mugello. Gli allievi riuniti dal 1987 nell’associazione di volontariato Gruppo don Lorenzo Milani” di Calenzano, ricorderanno don Lorenzo a Barbiana, il 7 dicembre prossimo con una Messa concelebrata da alcuni sacerdoti amici. Ai microfoni di Radio Padre Pio abbiamo ospitato il dott. Maresco Bellini, Presidente dell’Associazione.
Dott. Bellini un’appuntamento importante quello del 7 dicembre che invita a non dimenticare la figura e l’impegno che don Milani ha realizzato nel corso del suo impegno pastorale
La giornata triste del trasferimento di don Milani a Barbiana si potrebbe chiamare anche Esilio Ecclesiastico e noi che lo abbiamo vissuto tristemente non potevamo lasciar passare il 50° anniversario senza ricordarlo. A decidere la nuova destinazione, insieme alla “promozione” da cappellano a parroco, fu il cardinale arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa il quale, nella canonica di San Donato, affermò: “Don Milani è una campana stonata che deve essere isolata”.
Ma perché don Milani fu definito: “Una campana stonata che deve essere isolata”?
In pratica don Milani si pose seriamente l’obiettivo di evangelizzare. Ha impostato tutta al sua attività pastorale in un ottica missionaria per poter avvicinare la gente e in modo particolare i giovani. Decise così di aprire una scuola serale per umanizzare. In altre parole ha realizzato un’opera di promozione umana in un’ottica missionaria con l’obiettivo di evangelizzare. Oggi queste cose sono raccomandate da tutti i Vescovi e dalla Chiesa universale. Ai tempi di don Milani, questo modo di evangelizzare non fu né capito e né accettato.
Qual è l’immagine che ricorda spesso di don Milani?
Mi viene in mente il primo impatto con don Milani e credo che possa mettere in risalto con quanta voglia e con quanta intensità don Milani affrontava le persone, i problemi e la vita. Lui arrivò nel nostro paese di giovedì pomeriggio e io, così come tanti miei amici, eravamo al lavoro. Noi abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo per la prima volta la domenica successiva. Entrai in sacrestia, come ero solito fare per andare a salutare il vecchio parroco, e lì incontrai per la prima volta don Milani che appena mi vide mi disse: “Tu sei Maresco! Io restai meravigliato….lui in tre giorni si era già informato da altri fedeli che frequentavano quotidianamente la Chiesa quali erano le abitudini dei giovani che frequentavano la parrocchia. Le momento in cui don Lorenzo fu trasferito a Barbiana, noi ogni domenica andavamo a trovarlo.
Qual è il messaggio spirituale che don Milani ha lasciato in eredità a quanti lo hanno incontrato e conosciuto, ma anche a tutti coloro che sono incuriositi da questa figura semplice e obbediente?
Don Milani aveva un senso religioso molto forte. La stonatura di cui parlavamo prima era costituita dalle modalità di diffusione della Parola di Dio, improntate in un’ottica missionaria e caratterizzate, con la scuola popolare per giovani, da un’intensa opera di promozione umana; modalità tanto innovative quanto incomprese, oltre che da molti suoi confratelli, dalle gerarchie ecclesiastiche fiorentine e romane. Sarebbe giusto che la Chiesa riconoscesse esplicitamente a don Milani il valore profetico della sua opera svolta nell’unico contesto che gli ha permesso di esprimere tutta la sua ansia di evangelizzatore presso la parrocchia di San Donato ma che idealmente abbracciava tutti i poveri del mondo : “Io mi considero prete soltanto per voi, per le vostre famiglie, per i contadini, per gli analfabeti, per gli operai, per quelli che non vanno in chiesa, per le persone più lontane, per quelli che non hanno istruzione soprattutto…e la mai vita la voglio dedicata esclusivamente a loro. E il legame con la Chiesa è fatto di un’assoluta obbedienza che ho; dei sacramenti che cerco per me e che do a voi…”. Don Milani spese gran parte della sua vita sacerdotale a istruire e educare la gente avendo intuito che nelle circostanze in cui era chiamato a operare il modo più coerente per vivere il vangelo era quello di impegnarsi direttamente a elevare la cultura del popolo per motivazioni umane e insieme cristiane.