Riflessione di Fra Rinaldo Totaro durante la Via Crucis del Venerdì Santo sul monte Castellano
Nella mattinata del Venerdì Santo 2025, 18 aprile 2025, alle ore 11:30, la comunità di fedeli si è riunita sul Monte Castellano a San Giovanni Rotondo per la tradizionale Via Crucis, guidata da Fr. Rinaldo Totaro, Guardiano dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo. Un momento di meditazione, preghiera e silenzio. Ogni stazione del complesso monumentale del “Messina” è diventata un invito a riscoprire il mistero della sofferenza redentrice di Cristo.
Un cammino faticoso e pieno di piaghe
Fra Rinaldo al termine della Via Crucis ha ricordato l’aspetto fisico della Passione: una salita difficile, resa ancor più gravosa da un corpo già piagato dalla flagellazione, dalla corona di spine e da tre cadute sotto il peso della croce. Nonostante l’indifferenza dei soldati, anche loro, di fronte alla sua estrema debolezza, hanno dovuto cercare un aiuto esterno per portare avanti quel supplizio: per far sì che Gesù potesse arrivare vivo fino al Calvario. Un paradosso crudele, ma necessario per compiere il sacrificio. Fra Rinaldo ha sottolineato con forza la dimensione umana di Cristo. Quel dolore non era solo fisico. Era una sofferenza completa, spirituale e psicologica, come dimostrano le sue parole: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Gesù ha vissuto la sofferenza dell’umanità in pienezza: non come spettatore, ma come partecipe, come uno di noi. E lo ha fatto con uno scopo: condividere e redimere la nostra debolezza.
Il volto mite di Gesù: lo sguardo che consola
In mezzo a tanto dolore, Fra Rinaldo ha voluto che i presenti fissassero un’immagine: il volto mite di Gesù, il suo sguardo dolce e buono. Anche nel momento più buio, i suoi occhi cercavano gli altri, non per accusare, ma per consolare, dare coraggio e fortificare. È questo volto che deve restare impresso nel cuore di ogni cristiano. Gesù non è salito sulla croce per dovere o rassegnazione, ha ricordato Fra Rinaldo. Lo ha fatto liberamente, con consapevolezza, perché voleva donarci la vita. L’ha fatto per amore. Un amore che salva, che guarisce, che rinnova, anche quando passa attraverso il dolore più lacerante. Ogni rivelazione che Dio ci fa su di Sé è anche una chiamata. Una chiamata a seguire il Figlio, a diventare simili a Lui nel cuore, nello sguardo, nella vita quotidiana. “Non basta contemplare Gesù”, ha detto Fra Rinaldo, “dobbiamo rassomigliargli”.
La nostra missione cristiana: consolare, anche senza guarire
In un mondo dove spesso si evita lo sguardo altrui, Fra Rinaldo ci ha invitati ad alzare gli occhi, a incontrare gli altri con verità e tenerezza. Vedere il dolore nei volti che ci circondano, e condividerlo, abbracciarlo, non fuggirlo. Noi non possiamo fare miracoli come Gesù, ha ammesso Fra Rinaldo, ma possiamo consolare, ed è questo il mandato che ci ha lasciato: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Con un gesto semplice, un’attenzione, una presenza silenziosa ma concreta, possiamo essere balsamo per le ferite altrui. Questa Pasqua – ha concluso Fra Rinaldo – sia il momento in cui scegliamo di imitare Gesù, di avere volti umili e sguardi buoni, capaci di trasmettere pace e speranza. Solo così la resurrezione entrerà davvero nelle nostre vite.
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