Il ministro della Giustizia, Cancellieri, nel corso dell’annuale relazione sull’amministrazione della Giustizia alla Camera ha comunicato che in Italia si contano 5.257.693 processi pendenti in campo civile e 3 milioni e mezzo in quello penale. Una criticità di fronte alla quale il Ministro ha presentato un ddl sulla riforma del processo civile con l’obiettivo di smaltire l’arretrato dei processi pendenti e di accorciare i tempi dei ricorsi. Tra le disposizioni contenute è previsto che il giudice emetta solo il dispositivo della sentenza di primo grado, omettendo le motivazioni. Per conoscere queste ultime il consumatore dovrà pagare una parte del contributo unificato previsto per il grado successivo. Ciò significa che il consumatore per decidere se proseguire oppure no nel grado successivo di giudizio dovrà comunque pagare. Di fronte a questa norma si è alzato il richiamo dei consumatori che attraverso Pietro Giordano, Presidente nazionale di Adiconsum, denunciano che in questo modo si vogliono far pagare ai cittadini i ritardi della giustizia, dovuti ad una sua cronica inefficienza, nonché farraginosa organizzazione. Il ddl di riforma del processo civile – continua Giordano – comporterà un aggravio di spese per il consumatore che vuole riconosciuti i propri diritti e limiterà in maniera pesante l’accesso alla giustizia soprattutto delle fasce più deboli della popolazione, che di solito sono anche la parte più debole. ll risultato sarà che gli eventuali diritti del consumatore verranno calpestati e prevarranno solo le ragioni di chi potrà permettersi di proseguire nei successivi gradi di giudizio indipendentemente dal fatto se abbia ragione oppure no. Tutto questo – conclude Adiconsum – alleggerirà forse il carico dei tribunali, ma non permetterà certo ai consumatori di riconoscersi in uno Stato di diritto che li tutela.
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