Una puntata de “Il sabato del Convento” per ricordare i 30 anni dalla strage di Capaci, quando nel 1992 la mafia uccise Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due magistrati più attivi nella lotta a Cosa Nostra. Il 23 maggio, morirono insieme a Falcone anche la moglie (Francesca Morvillo) e i tre uomini della sua scorta (Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro). Ospite nella prima parte del programma il giornalista ed esperto di mafie Attilio Bolzoni. Firma della Repubblica per quarant’anni. Oggi giornalista a Domani. Tra i suoi libri: Il capo dei capi e La Giustizia è Cosa Nostra firmati con Giuseppe D’Avanzo, Uomini Soli, Faq Mafia e Il Padrino dell’Antimafia.


All’indomani dell’attentato mafioso, il 24 maggio del 1992, Bolzoni scrisse un pezzo su Repubblica, intitolato “Strage a Capaci. Povero Falcone”. Quando accade qualcosa di così traumatico tutti ricordano esattamente dove erano e cosa facevano in quel preciso istante. Il 23 maggio del 1992 Attilio Bolzoni era con suo figlio per una passeggiata, quando lo chiamarono dal giornale e gli chiesero di raggiungere Palermo perché c’era stato un attentato. Nonostante si mise subito in auto per raggiungere il luogo della strage, riuscì a raggiungere Palermo solo a notte fonda. «Le strade erano tutte bloccate, tentai anche di affittare un elicottero per raggiungere Capaci. Mi buttai in aperta campagna per scrivere. In quelle ore i miei occhi furono i colleghi di “Repubblica” che riuscirono a raggiungere immediatamente il luogo dell’attentato».

“Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole” disse il giudice Falcone. Quindi è necessario portare avanti l’insegnamento di Falcone non con le parole ma bisogna ricordarlo per quello che ha fatto. Senza retorica». ha concluso Bolzoni.
Ospite della seconda parte del programma GeGè Telesforo. Polistrumentista, cantante, compositore, conduttore e autore di programmi radiofonici e televisivi. Appassionato e profondo conoscitore di musica, in particolare jazz e fusion, collabora con giornali e riviste specializzate. Conosce e pratica lo scat, una forma di canto jazz basata sull’improvvisazione vocale.

Da oltre quarant’anni sulla scena musicale italiana. Tanta la musica che scorre nelle vene di Gegè Telesforo.
Il 27 marzo del 2020 è uscito il suo nuovo lavoro discografico: “Il mondo in testa”. Il dodicesimo disco firmato dal musicista di origini foggiane, in cui emerge tanta energia ed un percorso musicale che ti portato a contatto con culture, suoni, mondi diversi.

“Un disco – si legge in una delle tante recensione – che si assapora con un perenne sorriso stampato in volto”. «Si tratta di un lavoro che è uscito in uno dei periodi più bui e difficili per tutti noi, il 27 marzo eravamo un pieno lockdown e da musicista, abituato al contatto con il pubblico, non è stato semplice vivere quei giorni. Però sono stato più fortunato rispetto a tanti miei colleghi perché vivo in campagna a contatto con la natura e gli animali».
GeGè Telesforo è stato presidente della giuria di qualità al Jammin Festival, l’appuntamento musicale nel nome di Giovanni Paolo II, edizione del 2008. «Ho un bellissimo ricordo. È stata una festa della musica» ha aggiunto GeGè.