27 marzo
Panacea nasce a Quarona nel 1368, in provincia di Vercelli da Lorenzo Muzio, originario di Cadarafagno, e da Maria Gambino oriunda di Ghemme. Era una pastorella. La madre morì prematuramente ed il padre, per non far mancare alla bambina una madre, si risposò. Il nuovo matrimonio non fu felice e tra la matrigna, la sorellastra e Panacea iniziarono presto una serie di incomprensioni e divergenze che si manifestarono in ostilità nei confronti della fanciulla, fatta oggetto di angherie ampiamente descritte dai biografi della beata dei secoli scorsi, tra cui va ricordato in particolare Silvio Pellico. Secondo la tradizione, in una sera di primavera del 1383 la matrigna, non vedendo rincasare la ragazza andò a cercarla e la trovò sul monte Tucri, poco oltre l’antichissima chiesa di San Giovanni.

La rimproverò e in un eccessivo scatto d’ira, la percosse violentemente uccidendola. La donna in preda alla disperazione si gettò da un burrone. Il paese saputo l’accaduto accorse dalla giovane quindicenne, presero il corpo e lo seppellirono nel cimitero di Ghemme, paese originario della mamma, accanto al corpo della madre. Il culto, confermato dal papa nel 1867 si sviluppò presto. Già nel 1400 vennero edificati due oratori in sua memoria: uno sul luogo del martirio, Beata al Monte, e uno in paese dove venne accolta la salma, Beata al Piano. La figura di questa ragazza è stata proposta dai vescovi come modello di santità laicale, capace di superare avversità e incomprensioni attraverso una fede alimentata dalla preghiera, testimoniata nella carità e vissuta nel quotidiano fino alla morte. Il popolo ha sempre testimoniato affetto verso Panacea e numerosi sono le peregrinazioni delle sue spoglie e i pellegrinaggi.