18 marzo
Cirillo nasce, probabilmente a Gerusalemme, intorno al 315. Divenuto vescovo intorno al 348, fu molto impegnato contro l’eresia ariana della quale si discusse nel I Concilio Ecumenico di Nicea del 325. Terminato il Concilio, si aprì per la Chiesa una dolorosa stagione che la vedeva divisa sulla questione cristologica. Cirillo di Gerusalemme come Acacio, vescovo di Cesarea, aveva una sua posizione intermedia e personale. Acacio, però, sposando la dottrina ariana e garantendosi così il sostegno imperiale, allontanò Cirillo dalla sua sede episcopale destituendolo nel 357. Venne così deposto ed esiliato prima dall’imperatore Costanzo e poi dall’imperatore Valente.

Fu l’imperatore Teodosio che pose fine al suo esilio durato 16 anni. Cirillo poté partecipare al II Concilio Ecumenico che si tenne a Costantinopoli nel 381 e dove sottoscrisse il termine homoousios cioè “della stessa sostanza” come simbolo dell’affermazione cristologica contro la deriva ariana. Partecipò anche al Concilio del 382, nel quale venne ribadita la validità della sua consacrazione a vescovo di Gerusalemme, dove rimase alla morte. Conoscitore della Parola di Dio, compose opere molto importanti che testimoniano soprattutto la sua attenzione per la pastorale dei catecumeni.
Venne dichiarato Dottore della Chiesa nel 1882 da papa Leone XIII. Nel XX secolo, il Concilio Vaticano II richiamerà l’insegnamento di Cirillo di Gerusalemme, con quello di altri Padri, in due costituzioni dogmatiche: la Lumen gentium, sulla Chiesa, e la Dei Verbum, sulla divina Rivelazione e, nel decreto Ad gentes, sull’attività missionaria della Chiesa nel mondo contemporaneo.