12 febbraio
Tra la fine del III secolo e l’inizio del IV secolo, l’imperatore Diocleziano scatenò una persecuzione contro i cristiani. Nel primo editto comandò, oltre il divieto delle riunioni, anche che tutte le copie delle Scritture venissero bruciate. Saturnino, sacerdote in Abitina dell’Africa settentrionale, non obbedì all’editto e si riuniva di nascosto per l’Eucaristia con molti altri cristiani. Queste riunioni si tenevano nella casa di Felice o in quella del lettore Emerito. Una domenica vennero arrestati, inviati a Cartagine e interrogati. Secondo sant’Agostino, gli interrogatori davanti al proconsole Anulino si svolsero il 12 febbraio del 304 e tutti, fermi nella loro posizione, affermarono che “non si può vivere senza celebrare il giorno del Signore”.

Tra i prigionieri ci fu anche un bimbo, Ilarione, preziosa testimonianza di come anche i bimbi partecipavano alla funzione domenicale. Gli interrogati non mostrarono paura di fronte alle minacce di tortura; lo stesso bimbo rise quando il giudice gli disse che gli avrebbe tagliato le orecchie e il naso. Le donne, ben diciannove, si mostrarono coraggiose quanto gli uomini: una, di nome Vittoria, sfuggì ad un matrimonio combinato e non si rifugiò nemmeno dal fratello pagano, perché sosteneva che solo in Cristo si è fratelli. Saturnino e i suoi compagni non vennero tutti giustiziati. Alcuni, forse, morirono per la fame o per le torture della prigionia, ma comunque in tempi diversi.