Si è conclusa nei giorni scorsi la missione di Pace in Israele e Palestina organizzata dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani con il patrocinio di Andrea Riccardi, Ministro della Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, in collaborazione con la Rete Europea degli Enti Locali per la Pace in Medio Oriente, la Regione Umbria e la Tavola della pace. A far un resoconto della missione è stato Flavio Lotti coordinatore dell’iniziativa che, in diretta telefonica questa mattina su Padre Pio Tv, ha dichiarato che purtroppo la situazione verificata in questa terra è preoccupante «c’è bisogno di agire subito per impedire il peggio. Come davanti alla tragedia della Siria, non è vero che non si può fare niente. Lo scandalo è che i responsabili della politica internazionale non abbiamo ancora preso l’iniziativa. Quello che abbiamo visto e sentito è sotto gli occhi di tutti, tranne di quelli che non vogliono né vedere né sentire».
La Missione di 7 giorni, cominciata lo scorso sabato 27 ottobre, si è spostata lungo tutti i territori palestinesi, e in Israele, da Ramallah, a Hebron, da Sderot a Ramla e Tel Aviv, da Gerico sino a Gerusalemme, per parlare con le persone rinchiuse nelle città e nei campi profughi e per cercare di capire in che modo si possa agire concretamente, si è chiusa proprio con la marcia della pace di quasi 3 ore dal monastero di San Giorgio in Koziba sino alle porte di Gerico, la città nella depressione più profonda della terra.
«Abbiamo attraversato il deserto e ci vuole coraggio – ha detto Flavio Lotti, giunto, insieme agli altri, alla fine del percorso, nel luogo in cui il sentiero di terra battuta esce dal canyon per aprirsi nella vallata sassosa di Gerico – se vai a Gerico ti rendi conto che la prospettiva cambia. Sei sul punto più basso e se vuoi uscirne devi decidere come fare. Alzi gli occhi e vedi solo montagne aride da scalare».
«Dobbiamo cominciare a fare le cose diversamente – ha concluso Lotti – perché così ci stiamo distruggendo. Vista da Gerico, la risalita non è impossibile. Abbiamo tutti i mezzi che ci servono».
Un cammino simbolico ma non solo, quello della marcia. Il pensiero dei partecipanti è soprattutto uno: raccontare, raccontare, raccontare. Fare sapere a tutti cosa hanno visto con i propri occhi, le storie che hanno sentito. La realtà vissuta in questa settimana.