Con i suoi 48 capitoli il libro del profeta Ezechiele si presenta come uno dei maggiori della Sacra Scrittura. Egli è un sacerdote che opera tra gli ebrei deportati in Babilonia tra il 593 e il 571, come indica il testo stesso (1,2 e 29,17) e il tempio nella sua dimensione presente e futura è la sua preoccupazione: è contaminato da riti impuri (c 8), abbandonato dalla gloria di Dio (c 10), di cui è descritto il disegno (capp 40-42) e dove vede Dio ritornare (cap 43). Ezechiele è un profeta di azione e i suoi complessi gesti simbolici spiegano la Parola e l’agire di Dio nei confronti del suo popolo; egli stesso, con le prove che Dio gli invia, come nell’episodio della morte della moglie (24,15-27), diventa un segno per Israele. Altra caratteristica è la presenza di grandiose visioni che occupano un posto considerevole nel libro: ricordiamo al cap 37 la visione delle ossa inaridite che riprendono la forma umana dopo la predicazione del profeta e il seguente soffio dello Spirito di Dio, che la Chiesa proclama in pochi versetti nella V domenica di Quaresima anno A e propone come lettura nella veglia di Pentecoste. Nonostante il peccato dell’uomo Dio rimane fedele alla promessa: non abbandona il suo popolo, ma gli promette l’invio di un pastore buono che, a differenza dei soliti, non pensa al proprio tornaconto o alla propria salvezza, ma a quella delle pecore a lui affidate (cap 34). Tema che sarà ripreso da Gesù al cap 10 di Giovanni, dove egli proclama di essere il Buon Pastore che offre la sua vita. La dottrina di Ezechiele è incentrata sul rinnovamento interiore, che nasce dall’azione di Dio, che per la sua benevolenza, darà all’uomo un cuore nuovo e uno spirito nuovo (cf 36,26).
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