Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Ayala. Cos’hanno in comune questi tre personaggi? Sicuramente li ha legati una profonda amicizia ma sopravvivono alla storia perchè tra i loro ideali vigeva la giustizia e la lotta contro la mafia. Nella 15° Giornata della legalità, “Memoria e Impegno in ricordo delle vittime di mafia” risuona forte il messaggio lasciato dal giudice Giuseppe Ayala, in visita ai giovani in una scuola superiore di Manfredonia. Dal suo discorso emerge la necessità di educare alla legalità. Educare e non dimenticare, perché dalla storia, maestra di vita, bisogna trarre una lezione, un insegnamento che deve spingere all’impegno, a vivere secondo regole, valori e principi per poter insieme costruire una società all’insegna del rispetto, della solidarietà e della condivisione. Il giudice non perde occasione per essere vicino ai giovani, per aiutarli a maturare e ad acquisire consapevolezza, ed in cambio, da loro, riceve una carica positiva per andare avanti. Nel suo ultimo libro “Chi ha paura muore ogni giorno”, edito da Mondadori, lascia un chiaro messaggio proprio ai giovani invitandoli a non avere paura. Il libro ricostruisce la storia conosciutissima del pool antimafia di Palermo, con Falcone e Borsellino in primo piano. Un libro di grande attualità perché vi sono raccontate vicende ancora oggi irrisolte. Si pensa soprattutto ai rapporti tra alcune istituzioni di questo paese e al sostegno serio alla lotta contro la mafia. Vuole essere d’aiuto ai giovani perché conoscere bene la storia di quegli anni, quindi conoscere ciò che è accaduto, può aiutare proprio loro, i giovani, ad avere maggiore consapevolezza e a prendere coscienza su come vanno le cose oggi. Tema centrale: la paura. Dal suo racconto emerge la necessità di educare i giovani “a non avere paura di avere paura, perché le paure appartengono al patrimonio sentimentale di noi esseri umani, quindi la soluzione rimane non cedere ad essa.”
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