«Secondo le statistiche, in Europa vivono 80 milioni di poveri e 100 milioni di volontari. I poveri sono troppi e i volontari troppo pochi», a notarlo è don Livio Corazza, responsabile del servizio europea di Caritas Italiana intervenendo al convegno “Quale volontariato per costruire l’Europa?”, promosso dalla delegazione dalle Caritas della Lombardia e dalla Rappresentanza a Milano della Commissione europea che si è svolto il 4 aprile al Palazzo delle Stelline a Milano. Una relazione non casuale, ovviamente. Lotta alla povertà e impegno volontaristico sono fortemente interconnessi. Al punto che, nella prospettiva della Caritas il 2011, proclamato dall’Unione europea anno del volontariato, deve essere interpretato come il compimento della campagna “Zero Poverty. Agisci ora!”, che 48 Caritas europee per la prima volta hanno realizzato insieme nel 2010, in occasione del precedente appuntamento comunitario, l’anno europeo di lotta alla povertà.
Secondo le parole di don Corazza il volontariato è infatti sì una «delle espressioni possibili di partecipazione al bene comune, ma «è certamente scuola di cittadinanza attiva» e soprattutto «inizio di cambiamento verso una società più giusta e solidale». Ancora più esplicitamente il «volontariato non è la crocerossina della storia», secondo una definizione di Luciano Tavazza e Eletta Martini, due dei fondatori del volontariato organizzato italiano. «Ma è profezia di giustizia, come formazione dei cuori e delle coscienze, come promozione umana integrale e reciproca».
Ad un volontariato così concepito spetta un compito impegnativo. «La tesi fondamentale che, come Caritas, vorrei sostenere è che attraverso la pratica e la cultura del volontariato, passino oggi larga parte delle opportunità che sono date all’Europa dei popoli, attualmente di 27 stati, per alimentare la Casa comune europea capace di assicurare democraticamente un futuro di pace, benessere e sviluppo a sé e al mondo in cui è inserita», dice don Corazza. Insomma il volontariato è uno strumento della lotta alla povertà. «Passa anche (e più di quanto si pensi) per il volontariato la possibilità di tirare
fuori dalla crisi l’Europa politica e sociale ». Citando il cardinale Tettamanzi don Corazza ricorda che «il volontariato non è qualcosa di opzionale, ma rimanda a qualcosa che deve essere avvertito come necessario». Da qui l’impegno di Caritas a «porre particolare attenzione a promuovere comunità vive,
accoglienti, capaci di tutelare la dignità di tutti i propri membri». A partire dal valore della gratuità, come dono di sé, elemento vivificante delle relazioni interpersonali, antidoto all’egoismo e al consumismo, germi della crisi economico e sociale.
In questa ottica don Corazza chiarisce anche come vada intesa la sussidiarietà. «Il principio di sussidiarietà non deve trovarci presenti ogni qual volta c’é da “sostituire” oppure ancora peggio c’è da “risparmiare”. L’autentica sussidiarietà si realizza solo nella corresponsabilità e nell’equa distribuzione dei ruoli, tutti a servizio della promozione di ognuno nel rispetto e per la tutela della libertà e della dignità di ciascuno».