Può “una casa” aiutarci a capire meglio la vocazione?
Padre Giovanni Sanavìo, padre Rogazionista e nostra guida nella rubrica vocazionale del lunedì, ci spiega come in otto semplici punti:
- La guida spirituale può rappresentare il geometra: egli sa come si costruisce una casa ma deve anche conoscere le esigenze del proprietario, di colui che la deve abitare
- Il discernimento è il progetto finale
- La famiglia raffigura le fondamenta di questa casa
- I sì quotidiani sono i mattoni della casa
- La Parola di Dio pregata e interpellata rappresenta il cemento, ciò che tiene insieme i mattoni
- Le belle esperienze di Dio, ricordate e raccontate possono essere le finestre della casa. Attraverso di esse entra la luce del sole e l’aria fresca cioè la fedeltà di Dio e la forza per continuare
- I Santi sono le scale, visto che i loro esempi ci aiutano a salire verso Dio comprendendo meglio la sua volontà
- L’Eucaristia è invece il tetto della casa: infatti, ricevuta con fede, protegge la vocazione dagli assalti del male e dalle sue tempeste.
Da un passo del messaggio di Benedetto XVI per la XLVIII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che si celebrerà il 15 Maggio 2011 dal titolo: “Proporre le vocazioni nella Chiesa locale”, si intuisce che la casa della nostra vocazione sarà montata da un gruppo di operai molto numeroso: “Specialmente in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da "altre voci" e la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile, ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni”. Dunque, nella costruzione di una vocazione sacerdotale e consacrata entrano in gioco tutti i cristiani, ognuno con un compito particolare. Afferma il Papa nel suo messaggio: “Occorre che ogni Chiesa locale si renda sempre più sensibile e attenta alla pastorale vocazionale, educando ai vari livelli, familiare, parrocchiale, associativo, soprattutto i ragazzi, le ragazze e i giovani – come Gesù fece con i discepoli – a maturare una genuina e affettuosa amicizia con il Signore, coltivata nella preghiera personale e liturgica; ad imparare l’ascolto attento e fruttuoso della Parola di Dio, mediante una crescente familiarità con le Sacre Scritture; a comprendere che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi; a vivere la gratuità e la fraternità nei rapporti con gli altri, perché è solo aprendosi all’amore di Dio che si trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni”.
Benedetto XVI, nella prima parte del messaggio fa riferimento alla pedagogia di Gesù, ricavando l’insegnamento per i formatori di oggi. E rivolge l’invito ai papà, alle mamme, ai parroci e ai catechisti a non pensare che i sacerdoti e i consacrati siano frutto solo del lavoro di esperti animatori vocazionali: “Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un’insistente preghiera che si eleva al "Padrone della messe" sia nelle comunità parrocchiali, sia nelle famiglie cristiane, sia nei cenacoli vocazionali. […]Prima di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr Lc 6,12). La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio intimo di Gesù con il Padre”.