Era il 5 febbraio del 2006 quando due colpi di pistola colpirono, uccidendolo don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma, mentre pregava nella chiesa di Santa Maria a Trabzon, in Turchia.
A cinque anni dalla sua morte, don Andrea sarà ricordato sia a Roma, con una celebrazione eucaristica che si terrà, sabato prossimo, nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, alle ore 18,30 e sia a Trabzon, durante la santa messa nella chiesa dove fu ucciso.
Don Andrea, aveva particolarmente a cuore il rapporto tra l’Oriente e l’Occidente, la relazione fra le tre religioni che hanno avuto origine nel Medio Oriente: l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo”.
In alcuni suoi scritti si legge che:«L’identità cristiana non è una identità territoriale e neppure semplicemente culturale. È un’identità evangelica: è il sale di Cristo in noi, è la nostra trasformazione in Lui…è la visibilità di Cristo attraverso noi, è lo scrivere il vangelo nel nostro essere, sentire e vivere».
Pochi giorni prima di essere ucciso appuntò nel suo diario questo pensiero: «Due errori credo siano da evitare: pensare che non sia possibile la convivenza tra uomini di religione diversa oppure credere che sia possibile solo sottovalutando o accantonando i reali problemi, lasciando da parte i punti su cui lo stridore è maggiore, riguardino essi la vita pubblica o privata, le libertà individuali o quelle comunitarie, la coscienza singola o l’assetto giuridico degli stati».
«Crediamo che questi pensieri possano essere elaborati da tutte le persone di buona volontà – si legge in una nota diffusa dall’Associazione – che siano credenti e non credenti, che si richiamano alla sola ragione o anche alla Rivelazione, perché ognuno possa aprirsi ad un dialogo vero, che porti ad una convivenza pacifica nel riconoscimento e rispetto reciproco.